C. e G. Pancera Il viandante e lo sciamano by Emilio Diedo

 

Carlo e Ghila Pancera


Il viandante e lo sciamano. Diario di viaggio e formazione tra le Ande dell’Ecuador


In copertina e all’interno fotografie di Carlo Pancera


Este Edition, Ferrara 2013, pp. 192, € 15,00


Questa pubblicazione a quattro mani di Carlo e Ghila Pancera, appunto perché padre e figlia – per cui si potrebbe dire essere stata realizzata tra le domestiche pareti –, risulta assolutamente originale oltreché significativa.


Ma se di pasta “fatta in casa” si tratta, da altro verso, ossia dalla prospettiva argomentativa, è un lavoro che va ben oltre il domestico; anzi completamente rivolto ad una geografia addirittura extra-continentale. Se la seconda parte narrativa, opera di Ghila (“Il Grande Albero”, “Storia di un amico…” ed “Il viandante e lo sciamano” che dà omonimia al titolo complessivo), elaborazione di favola, pur pensandola come irrealtà sia geografica – dislocata al di là di qualsiasi certezza topografica –, e sia storica – atemporale o quanto meno non databile –, potrebbe al limite rientrare nelle vicende del casalingo per via della risaputa familiarità nella narrazione della favola, specie tra genitore e figlio; di certo la terza parte, frutto dei viaggi (anche) di studio, di Carlo (“Diario di viaggio e formazione tra le Ande dell’Ecuador…”), non esprime alcunché di ‘casereccio’.


Riagganciandoci all’originalità dell’opera, di fatto dall’editrice collocata nella preziosa collana “Athenæum”, dedicata ai quaderni universitari, proprio per il suo primario, nonché finalistico valore pedagogico (materia d’afferenza è esattamente Storia e/o Scienza dell’Educazione, scibile di calibro universitario sul quale Carlo era, fino a qualche tempo fa, impegnato, oltreché occupato come docente), ebbene tale originalità consiste nell’approcciare una diversione schiettamente narrativa (tale risultano essere sia le succitate seconda e terza parte del libro), legandola agli altri più tradizionalmente congrui contenuti accademici (“Prefazione epistemologica: La fecondità della narrativa di viaggio per la pedagogia – Suggestioni bibliografiche” e, quale accurata appendice di causa, “Note e schede [N.d.R.: ben 84, mica una, in un totale di 35 pagine] per un uso didattico dei testi”), nel tentativo di rendere maggiormente penetrante lo studio di genere, magari ambendo a trovarne esaustività.


Io dico – anche se a determinare gli autori, specialmente Carlo, alla pubblicazione sembra essere stato proprio l’opposto concetto d’una ‘pedagogia sussidiaria’ – che tale oculata scelta, narrativa-didattica, può avere forza d’attrarre un ulteriore potenziale lettore che, avulso da ogni limitativo interesse accademico-pedagogico, voglia apprezzare la residuale, comunque sufficientemente ampia (una ventina + un’ottantina di pagine), lettura che il composito libro propone.


Giovano le varie contestuali fotografie, le quali, unitamente a quella di copertina, rendono una vivida, se non viva, idea dei contenuti. Relativamente al diario di viaggio di Carlo, costituiscono elemento d’insieme che aiuta molto a rendere fede al testo.


Emilio Diedo  www.literary.it


 


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