La giovane compositrice bolognese nominata alla direzione artistica: "Onorata di questo incarico, Venezia è mutevole, mi ispira sempre... carriera iniziata a Bologna, la città dove è nata, tra il liceo Minghetti e il Conservatorio e poi proseguita nelle più importanti istituzioni musicali internazionali, quella di Caterina Barbieri, compositrice e musicista che il presidente della Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco ha appena nominato alla Direzione artistica della Biennale Musica per il prossimo biennio. L’artista succede a Lucia Ronchetti, che ha trasformato profondamente la manifestazione, aprendola ad esperienze lontane dalle consuetudini accademiche, come ha dimostrato la consegna a Brian Eno del Leone d’Oro alla carriera nel 2023.
Un riconoscimento importante, quello a Caterina Barbieri innanzitutto per la giovane etàn (è nata nel 1990) e poi, soprattutto, per il suo essere già una personalità centrale di una scena che si è sviluppata all’interno di spazi più vicini alla dimensione del club che alla sala per concerti classici. Non a caso la sua più recente esibizione in città è stata in occasione del Festival di musica elettronica Robot, edizione 2022, quando conquistò un pubblico vastissimo con le sue sequenze tecnologiche, tra ritmi industriali e panorami naturali, all’interno dell’ambiente industriale del Dumbo. Più di recente, lo scorso ottobre, aveva partecipato a Palazzo Bentivoglio alla presentazione degli spartiti delle musiche che ha scritto per l’installazione ’Due qui/To Hear’ di Massimo Bartolini, docente all’Accademia di Belle Arti di Bologna, ospitata dal Padiglione Italia della Biennale d’Arte 2024.
A suoi studi cittadini ha sempre riconosciuto una importanza centrale per lo sviluppo del suo lavoro, ha definito il Conservatorio Martini "un luogo che, pur mantenendo un forte rigore accademico, è in realtà un laboratorio in continua trasformazione, uno spazio permeabile, dove la formazione classica, il virtuosismo, si è aperto, da quando negli Anni ’70 furono istituite le cattedre di musica elettronica e di musica d’uso, ai linguaggi della contemporaneità e della quotidianità". Dopo le aule di piazza Rossini, dove è nato l’amore per le macchine elettroniche digitali che, ha raccontato, la affascinavano per "il loro suono sporco, a volte polveroso, ma i glaciale come quello perfetto degli strumenti digitali", ha iniziato a essere contesa dalle istituzioni europee della ricerca, come gli studi EMS di Stoccolma, dove esiste la più ampia collezione al mondo di sintetizzatori Buchla. Si tratta di grandi moduli analogici, che sono adesso tornati di moda e al cui sviluppo ha contribuito l’artista di origine italiana Suzanne Ciani, che per Caterina Barbieri è una figura di riferimento. Il suo ultimo lavoro discografico è ’Spirit Exit’, che presentò n anteprima proprio a Robot: un disco, ha spiegato, che ha tre principali fonti di ispirazione, "la Santa mistica Teresa D’Avila, la poetessa Emily Dickinson e la filosofa Rosi Braidotti che studia il post umano, inteso come un superamento della nostra condizione, per arrivare a uno stadio dell’esistenza che ci permetta di abbracciare e di vivere sino in fondo, tutto quello che ci circonda, la tecnologia, certo, ma anche la bellezza primordiale della natura".