Un androide come sposo...

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Hiroshi Ishiguro, professore di IA, racconta perché ha voluto creare un avatar di sé stesso: l’obiettivo è indagare le emozioni degli umani con i robot e preparare una nuova forma di convivenza con le macchine

È una famiglia, ma non assomiglia a nessun’altra. Ha un padre riconosciuto, che aspira a comportarsi da creatore, addirittura. E ci sono loro, le creature, il frutto di questa famiglia alternativa, che si allarga e si trasforma ed è sotto i riflettori. C’è chi viene a visitarla e a studiarla e chi la invita a esibirsi, proponendo viaggi e lezioni-spettacolo. E anche test scientifico-tecnologici-antropologici. Lo stupore è la prima reazione. E poi segue una vasta gamma di emozioni, dalla curiosità al coinvolgimento, fino a una contraddittoria attrazione.

 

Geminoid e le altre creature

La verità, probabilmente, è che la deflagrazione di reazioni contraddittorie è quanto vuole provocare il padre-creatore. Lui si chiama Hiroshi Ishiguro ed è una celebrità: professore di Intelligenza Artificiale all’Università di Osaka, dirige l’Intelligent Robotics Laboratory, che è la casa della sua strana famiglia. La compongono esseri artificiali di varia taglia e di diversi sessi, di età variabili e di caratteristiche mutevoli. Il capostipite è Geminoid, il clone robotico del professore. Ne riproduce il volto e la figura ed è stato ideato come un avatar iper-realistico, modellato da poliesteri, circuiti integrati e attuatori pneumatici. “Ho scelto di usare il mio androide per indagare che cosa fa di noi degli esseri umani. Alla base – racconta – ci sono le emozioni e l’intelligenza. E sono tutte questioni aperte”. Comandato a distanza, replica ciò che Hiroshi fa in un altro luogo e in altri contesti. Può sostituirlo in molte attività, per esempio durante le lezioni universitarie.