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25 Aprile. L'intervento del sindaco Alan Fabbri by Cronaca Comune Ferrara


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"Chi ha vissuto quelle ore le ricorderà per sempre; riappariva la speranza, al suono delle cornamuse scozzesi in Piazza Cattedrale e nel tripudio della Festa solennissima del Santo Patrono: la speranza di una nuova Italia", raccontò Franceschini. Parole che ricorderemo in una giornata di studi a lui dedicata e intitolando alla sua memoria la piazzetta presso la Chiesa della Madonnina, sempre con la preziosa collaborazione dell'Istituto di Storia Contemporanea. Un pensiero particolare, in quest'anno che ne ha purtroppo segnato la scomparsa, lo esprimo per Luciano Bratti, che di Franceschini fu amico fraterno. Piangiamo una figura legata a episodi di valore di quegli anni: come quando salì su un campanile insieme ad un altro giovane che diverrà un celebre regista, Florestano Vancini, per tirare colpi di moschetto ai carri armati tedeschi. Il coraggio fu la marca comune di donne e uomini ferraresi che dissero no all'oppressione. Non si arresero. E il coraggio fu anche quello messo in campo da Giorgio Gardani, la cui storia è rimasta purtroppo a lungo sottotraccia. E' la storia di un giovane cattolico ferrarese che, chiamato alle armi tra le fila dell'esercito di Salò - nei primi mesi del 1944 - lasciò poi il reparto organizzando un gruppo partigiano. Cadrà ventenne, abbattuto con un colpo alla nuca dai tedeschi. Oggi riposa vicino alla tomba di un altro ferrarese che tanto lottò per gli ideali di giustizia e libertà: Mario Cavallari. Più celebre è invece il nome di Francesco Tumiati (medaglia d'oro della Resistenza) che, dopo essersi arruolato volontario nel 1941, fu mandato in Nord Africa. Tornato in Italia e promosso sottotenente, fu fortemente segnato da guerra e ingiustizie, tanto da darsi alla macchia mentre, col suo reparto, si trovava a Cantiano nelle Marche, divenendo poi comandante del distaccamento 'Pisacane' della Brigata Garibaldi 'Pesaro'. Catturato dai nazifascisti, si rifiutò di tradire i compagni e pagò con la vita. Aveva 23 anni. Queste storie dimostrano come il movimento della Resistenza vide tra i suoi protagonisti rappresentanti di diversa estrazione.

La comune lotta al regime ha unito menti, storie, impegno, azione e sensibilità differenti. Il lungo viaggio nel ricordo non termina il 25 aprile. E non è un caso che molte iniziative siano state pensate anche come 'tappe di avvicinamento' a questa data (come la rievocazione, il 24 aprile, dello storico messaggio che l'arcivescovo Ruggero Bovelli mandò agli alleati per avvisarli che le truppe nazifasciste avevano abbandonato Ferrara e che scongiurò il bombardamento della città) mentre altri appuntamenti del ricordo saranno organizzati nel corso del 2021. La memoria, la storia, la tradizione di grandi donne e uomini sono elementi che rimangono fissati nel tempo, più forti di ogni contingenza. Solo così diventano esempio, insegnamento, modello per le generazioni future, che potranno trarre il meglio da chi li ha preceduti, imparando, assimilando, facendo propri quei valori di libertà e democrazia che sono patrimonio dei nostri padri e orgoglio della nostra terra".

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