COME PARLA IL CORANO? LA MADRE DI TUTTE LE CONTROVERSIE PER CAPIRE QUALCOSA CHE NON SI SA DELL'ISLAM

Madre di tutte le controversie teologiche intorno al Corano, il Libro sacro dell'Islam, è la domanda: "Come parla Dio?". Che parli lo sappiamo, ma di come le pronunci non sappiamo bene, seppur sappiamo che la sua parola, nel Corano, è scritta in arabo. Il culmine della controversia fu toccato nella prima metà del IX secolo, quando i califfi, anche per ragioni politiche, cercarono di imporre agli studiosi la dottrina antiantropomorfista secondo cui il Corano era stato creato, circostanza che anche i più ortodossi dei teologi non condividevano. D'altra parte, di fronte alle frustrate dei califfi, i teologi dovettero adattarsi all'interpretazione di vertice. "Noi facemmo il Corano in lingua araba", disse un Governatore del Califfo a Baghdad ed Ibn Hanbal, teologo purista, che si mostrava dubbioso, fu incarcerato. In breve: se Dio fece il Corano "in lingua araba", si può pensare che il Libro contenga prestiti da altre lingue? Su questo persino gli studiosi musulmani erano in disaccordo. Secondo alcuni ogni parola che fosse accettata in quella lingua valeva come araba, qualunque fosse la sua origine. per loro "sirat" (che deriva dal latino stratum, strada) era arabo tanto quanto "strada" è in italiano. Altri ritenevano impensabile che una parola presente nel Corano potesse essere di origine straniera, con evidenti implicazioni nazionalistiche e certo non religiose (vedi l'opposizione iraniana all'arabismo data la diversità di carattere e di stirpe). Qualunque somiglianza era considerata una coincidenza o il risultato di un prestito da parte di lingue straniere. opinioni del genere si incontrano ancora nell'Islam. Nel 1993 un editore iraniano pubblicò la traduzione di uno studio occidentale sul "vocabolario straniero" del Corano. E la tiratura superò di gran lunga le aspettative.
Casalino Pierluigi