Il possibile e l’impossibile percorrendo “il mio cammino” nel mio Pirandello di Pierfranco Bruni

 di Pierfranco Bruni

 

Dall'ironia alla tragico amore. Luigi Pirandello inizia il secolo nuovo con l'ironia,  ovvero con il Fu Mattia Pascal nel 1904, nel quale la maschera e il doppio si intrecciano. D'Annunzio con  il tragico proponendo un grande romanzo: Il fuoco nel 1900, nel quale si racconta il suo rapporto con Eleonora Duse. Si recita a soggetto. Nella vita e sulla scena. Spesso  tocchiamo il limite. Spesso viviamo il limite.  Se trovi in te il limite del Pensiero ed hai il coraggio di ammetterlo a te stesso, ma con la consapevolezza di non sfidarti, attraversandolo, stai per toccare il silenzio della riflessione. La strada per la contemplazione ha bisogno di altre prove. Fai attenzione. Arriveranno. Ti verranno chieste. La vita è fatta di prove.

Pirandello, cesellando il tempo, sembra un giocoliere. I giocolieri cercano di nascondere il dolore. Ma se riesci a specchiarti sul palmo di una mano non ti perdere a inseguire le linee. Correresti il rischio di contare gli anni nella confusione del tempo. Così è se vi pare.

Non ascoltare le parole soltanto come parole. Cercati in quelle parole che non vorresti mai sentire pronunciare. Lì capirai gli altri. Per capire te devi percorrere le strade del sale. Non è difficile. Impara prima. Sempre bisogna sapere ascoltare perché "Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti". Infatti se  se dovessimo restare ad ascoltare il vuoto delle parole pronunciate dai moralisti perderemmo le notti senza raccogliere il senso del misterioso cammino che ci è dato percorrere nella bellezza.

C'è un intreccio infinito tra il possibile e l'impossibile (Pirandello è contemplante in merito a ciò) e proprio per questo non bisogna  scrivere mai l'impossibile sulla sabbia. Sulla sabbia scrivi semplicemente il possibile. E aspetta con pazienza. Siamo tutti aggrediti nel consumare il tempo nel breve tempo possibile. Per ogni fatto della vita occorre eleganza stile attenzione e serenità.

Non pensare che consumando il tempo nel breve tempo possibile si diventa immortale. Non aver mai nostalgia degli amori perduti. Il fatto stesso che non hanno avuto durata ti permettono di dimenticare sorridendo. L'umorismo è il tutto o è l'unico.

 

È un grande insegnamento: "Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le mie risate. Vivi gli anni che ho vissuto io e cadi là dove sono caduto io e rialzati come ho fatto io".

Non ho mai conosciuto la morale e l'etica dei moralisti. Semplicemente perché non hanno alcuna morale e non conoscono il significato di etica. I moralisti, infatti, parlano sempre degli altri ma mai di se stessi. Come individuarli? Tocca alla nostra intelligenza. Ma basta poco. Pirandello è oltre la morale e soprattutto oltre il moralismo. Il viaggio è nella memoria.

La memoria è nel ricordare. Non imparerai mai da chi ti consegna soltanto il ricordo. Avrai la possibilità di imparare da chi ti consegna tutta la sua memoria trasmettendola con lo sguardo. Non con le parole. Le parole pirandelliane sono gesti. Sono, appunto, teatro. sono tempo.

Il tempo, in Pirandello, serve anche a stabilire un rapporto tra i ricordi e la memoria (così nel mio libro dedicato a Pirandello "Il tragico e la follia", Nemapress, in Video a cura di Anna Montella: https://www.youtube.com/watch?v=vrzdqIxu5Ws). Ma con tutta l'intelligenza possibile non sapremo mai se sono i ricordi a imporci la nostalgia o se è la memoria stessa ad essere nostalgia. Ed ecco le maschere. Le maschere? I volti i passanti i camminanti sono boschi e lune. Ognuno di noi vive di simboli. Abbiamo bisogno di non conoscere i segni che ci attraversano. Vivremmo la nostra vita rincorrendoli. Invece abbiamo bisogno di dormire. Il sonno dello sciamano. Mai quello della ragione.

Le maschere hanno i nostri viaggi. Le nostre passioni... il mistero... Quella passione e quel mistero che hanno attraversato tutta la vita di Pirandello. I suoi tanti adulatori lo hanno portato, in fondo, a non avere amicizie. A non credere alle amicizie. 


Infatti sembra dirci che non è mai un amico chi ti sta accanto e che  di tutto commenta. Può essere un ammiratore. Un adulatore. Una persona che ti stima e ti cerca nel momento in cui ha bisogno. Ma mai un amico. L'amico è quello che ti pensa quando tu non lo pensi. Fidati soltanto della attrazione percettiva. L'amico ti segue in silenzio soprattutto nelle distanze. Interviene quando è necessario e opportuno. Sigilla questo pensare tra i luoghi e gli spazi. In Pirandello infatti ciò che fa da scenario è la solitudine.

Così Pirandello: "La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto voi ignoriate, così che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi e smarriti in un'incertezza angosciosa e, cessando ogni affermazione di voi, cessi l'intimità stessa della vostra coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l'estraneo siete voi".

Si indossa sempre il soggetto che si crede di vivere, ma la recita ha sempre 'personaggi in cerca d'autore'. Anche per questo le maschere restano nude e senza specchio perché sono labirinto. Una vita che è  intreccio. L'intreccio che forma una vita.

Pirandello di questo vive. Di questo ha scritto e vissuto. In D'Annunzio l'estetica è il sublime. In Pirandello l'enigma si veste di dolore.