“Il
filo conduttore” di Mary Blindflowers
Bello,
intelligente, impeccabile. Una storia personificata, un giallo
smontato nei suoi meccanismi, un anti-romanzo che lotta con se stesso
e col desiderio di venire al mondo. Con l'ambizione di toccare il
Grande argomento; e capace, grazie al suo solo farsi, di divenire
testo enigmatico pieno di indizi e porte aperte su altro. Con
personaggi abbozzati che pretendono di occupare lo spazio fisico, di
litigare con l'autore!
“Il filo conduttore” è scritto con
scioltezza, inventiva, ironia, ed anche con poesia: il passaggio
dalla città delle nuvole al reale è perfetto con uno scambio
fluido. Una trama che come si accenna nella prefazione è
labirintica, ma non nel senso del labirinto, per me si tratta,
piuttosto, di una serie di attraversamenti dimensionali in un gioco
di specchi tra l'autrice e l'autore.
Certo il libro è un
esperimento e come tutti gli esperimenti, un tentativo. Ma qui il
tentativo è condotto con la precisione dello scienziato, è come una
dissezione programmata. In queste pagine gli elementi, l'autore, la
storia, i personaggi, sono stesi tutti insieme sul tavolo di acciaio,
equidistanti. Gli ingredienti stanno pronti nei vari contenitori,
disponibili all'uso ed all'abuso. Ad un certo punto del libro, come
del resto per tutte le cose umane, l'insieme deborda, la trama
s'impasticcia, come se un bambino fosse entrato a giocare nel
laboratorio senza averne il permesso... Infine tutto ritrova un
ordine, la tempesta è passata, la pioggia ha fecondato, ritorna il
sereno.
Franco
Piri Focardi
di Franco Piri Focardi
"Il filo conduttore" di Mary Blindflowers
Bello, intelligente, impeccabile. Una storia personificata, un giallo smontato nei suoi meccanismi, un anti-romanzo che lotta con se stesso e col desiderio di venire al mondo. Con l'ambizione di toccare il Grande argomento; e capace, grazie al suo solo farsi, di divenire testo enigmatico pieno di indizi e porte aperte su altro. Con personaggi abbozzati che pretendono di occupare lo spazio fisico, di litigare con l'autore!
"Il filo conduttore" è scritto con scioltezza, inventiva, ironia, ed anche con poesia: il passaggio dalla città delle nuvole al reale è perfetto con uno scambio fluido. Una trama che come si accenna nella prefazione è labirintica, ma non nel senso del labirinto, per me si tratta, piuttosto, di una serie di attraversamenti dimensionali in un gioco di specchi tra l'autrice e l'autore.
Certo il libro è un esperimento e come tutti gli esperimenti, un tentativo. Ma qui il tentativo è condotto con la precisione dello scienziato, è come una dissezione programmata. In queste pagine gli elementi, l'autore, la storia, i personaggi, sono stesi tutti insieme sul tavolo di acciaio, equidistanti. Gli ingredienti stanno pronti nei vari contenitori, disponibili all'uso ed all'abuso. Ad un certo punto del libro, come del resto per tutte le cose umane, l'insieme deborda, la trama s'impasticcia, come se un bambino fosse entrato a giocare nel laboratorio senza averne il permesso... Infine tutto ritrova un ordine, la tempesta è passata, la pioggia ha fecondato, ritorna il sereno.