di Giovannni Fioravanti
by FERRARA ITALIA
(ESTRATTO)
"Cogito ergo sum", direbbe Cartesio. Lo scrivo perché, a narrare di questa idea della Città della Conoscenza, capita di imbattersi in una sorta di zona rarefatta, fatta di diffidenza per tutto ciò che sembra provenire da un onirico mondo a occhi aperti: il solito mondo di chi non sta bene se non si mette a cercare l'isola che non c'è. Tranquilli, qui nessuno insegue sogni e utopie. Può essere che, quando il nuovo non rientra in nessuno dei nostri scomparti mentali, lo si rubrichi come velleitario.
Il problema è quando il nuovo ci cresce tutt'intorno e non lo vediamo, perché ancora la nostra vista è confusa, specie se crediamo che per il presente non ci sia futuro, o preferiamo che il presente continui a restare così com'è, senza che nessuno venga a rovinarcelo suggerendoci ipotesi a cui preferiremmo non pensare. Ma tutti sappiamo bene che da sempre il nuovo procede per supposizioni da cui discendono di conseguenza nuove proposizioni. E le nuove proposizioni le scrivono gli uomini, nessun altro può farlo al nostro posto.
La storia ha fatto di Vienna un fulcro della cultura nel mondo, punto di incontro internazionale. Oggi è riconosciuta come la città più intelligente e con la migliore qualità della vita. Sono ormai decenni che Vienna segue strategie basate sulla conoscenza, attualmente puntando sulla 'Smart city', su ricerca, tecnologia e innovazione. Nel 2015 ha celebrato i 650 anni dalla fondazione della sua Università e questa è divenuta l'occasione per dichiararsi ufficialmente città della conoscenza.
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CONTINUA
by FERRARA ITALIA
(ESTRATTO)
"Knowledge city" tra sogno e realtà
Il "Most Admired Knowledge City" (Makci), il premio per le città che hanno fatto della conoscenza la base del proprio sviluppo, per il 2015 è stato assegnato dal World Capital Institute a quattordici città: Vienna, Daegu (Corea del sud), Tallinn, Przemyśl (Polonia), Ottawa, Montreal, Tampere (Finlandia), Dublino, Valencia, Zurigo, Curitiba (Brasile), Copenaghen, Brisbane (Australia) e Bento Gonçalves (Brasile)."Cogito ergo sum", direbbe Cartesio. Lo scrivo perché, a narrare di questa idea della Città della Conoscenza, capita di imbattersi in una sorta di zona rarefatta, fatta di diffidenza per tutto ciò che sembra provenire da un onirico mondo a occhi aperti: il solito mondo di chi non sta bene se non si mette a cercare l'isola che non c'è. Tranquilli, qui nessuno insegue sogni e utopie. Può essere che, quando il nuovo non rientra in nessuno dei nostri scomparti mentali, lo si rubrichi come velleitario.
Il problema è quando il nuovo ci cresce tutt'intorno e non lo vediamo, perché ancora la nostra vista è confusa, specie se crediamo che per il presente non ci sia futuro, o preferiamo che il presente continui a restare così com'è, senza che nessuno venga a rovinarcelo suggerendoci ipotesi a cui preferiremmo non pensare. Ma tutti sappiamo bene che da sempre il nuovo procede per supposizioni da cui discendono di conseguenza nuove proposizioni. E le nuove proposizioni le scrivono gli uomini, nessun altro può farlo al nostro posto.
La storia ha fatto di Vienna un fulcro della cultura nel mondo, punto di incontro internazionale. Oggi è riconosciuta come la città più intelligente e con la migliore qualità della vita. Sono ormai decenni che Vienna segue strategie basate sulla conoscenza, attualmente puntando sulla 'Smart city', su ricerca, tecnologia e innovazione. Nel 2015 ha celebrato i 650 anni dalla fondazione della sua Università e questa è divenuta l'occasione per dichiararsi ufficialmente città della conoscenza.
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