C'è stato un momento in cui Putin citava il Trattato della Pace Perpetua di I. Kant, ora, pur di fronte ad una crescente e preoccupante congiuntura economica, mostra i muscoli al mondo. Impegnato nella crisi di Crimea (un déjà vu nella storia russa) e soprattutto nel Donbass al fine di riaffermare "l'unità spirituale con gli ucraini", sfidando l'Occidente e la sua credibilità di nuovo zar. E anche questa non è una novità per la Russia. Alla testa di una crociata per riorganizzare il postsovietismo e riorganizzare la Russia come interprete e guida panslavista (cioè la Santa Russia di sempre), cavalca la diversità del suo Paese. Putin incontra così il consenso dell'80% dei suoi concittadini, agitando l'antiamericanismo e la sua missione salvifica. Una missione che coinvolge e ed usa l'intelligenza russa verso esiti di nuovo imperialismo russo. Putin fa il verso a Stalin? Forse, ma se lo fa lo fa con rinnovate prospettive globali. Della Russia, diceva sempre mio padre, Michele Casalino, il protagonista del mio IL TEMPO E LA MEMORIA, tutto sorprende e nulla sorprende:la Russia è sempre la Russia. Questo è anche il senso di un saggio recente Tempo di Seconda Mano sulla Russia contemporanea, la cui autrice, Svetlana Aleksievic. Ma come si diceva la vera sorpresa è che nella mente di Putin c'è un disegno o visone di ben più ampio respiro. Le citazioni a getto continuo del leader russo testimoniano la sua adesione alle idee di un autore russo a molti poco noto, Ivin Ilin, diventato il pensatore di riferimento di Putin. Putin è certamente, dati suoi trascorsi, è un sovietico di base, ma ha sposato la sua via russa alla rigenerazione del mondo secondo un simbolismo bianco ed autoritario da "dittatura democratica" o "nazionale", anzi" internazionale" o meglio "internazionalstica", Il sogno euroasiatico di Putin è quello dello zarismo più ancora di quello sovietico, però. E nel nome di questi principi avversi a quelli di un'Occidente ipocrita difensore di una libertà e di una democrazia false, Putin chiama a raccolta l'Europa di Joseph De Maistre. Si tratta di un'ambizione verticale che fa riflettere, nel bene e nel male, Il fatto che in Putin convivano Ilin, Berrdiajev e Stalin rinvia a sviluppi storici tutt'altro che decifrabili a breve. E tutto ciò aldilà della crisi mediorientale, destinata come tutte le altre a non lasciare il segno se si allargano orizzonti finora impensabili. Qualcosa che sa d'antico, quando La Russia era un pilastro della Santa Alleanza scaturita del Congresso di Vienna.
Alla Mecca il profeta preferito dai musulmani era Mosè; a Medina il suo posto fu preso da Abramo, e Maometto trovò ottime risposte da opporre alle critiche degli ebrei:lui e i suoi musulmani erano tornati allo spirito più puro della fede (hanifiyya) proprio di quegli uomini che erano stati i primi muslim a sottomettersi a Dio. Non sappiamo fino a che punto Maometto abbia condiviso il desiderio di alcuni arabi degli insediamenti di tornare alla religione di Abramo. Nel Corano non viene fatta menzione della piccola setta meccana hanyfiyya;e la figura di Abramo prima delle sure medinesi fu oggetto di scarso interesse. Tuttavia, sembra che in questo periodo i musulmani chiamarono la loro fede hanifiyya, la vera religione di Abramo. Maometto aveva quindi trovato una via per confutare gli ebrei, senza abbandonare l'idea centrale della sottomissione a Dio anziché a una mera espressione terrena della fede, e la rivalutazione dell'importanza di Abramo gli permise di approfondire tale c...