ARABESCHI per la modernità islamica?

 Casalino Pierluigi

Sul non ancora compiuto ingesso dell'Islam nella modernità e nel razionalismo operativo, secondo un processo avviato da Ibn Rushd (l'Averroè latino) si è discusso e si discute a lungo anche alla luce di una perdurante manifesta divaricazione tra l'Islam intellettuale e quello tradizionale. Uno, invece, degli auspici più ricorrenti e non solo nel mondo arabo, è quello che si riaffermi l'autonomia e la specificità dell'Arabismo rispetto al generale contesto islamico.al fine di non esserne coinvolto in un generale appiattimento ideologico. Tale tentativo, iniziato nel XIX secolo proprio durante il dominio coloniale europeo, si andò progressivamente affievolendo al sorgere del contrasto modernità-tradizione. Le idee liberali di origine occidentale, peraltro, e la scoperta dell'identità araba nel quadro del movimento del riscatto nazionale dei popoli dell'Africa e dell'Asia, suscitarono nelle genti di lingua araba, in particolare contro l'imperialismo turco, favorita dagli eventi maturati intorno alla prima guerra mondiale, e dal delinearsi dei nuovi equilibri internazionali, si intensificò nel secondo dopo guerra. L'avvio della fase post-coloniale e l'ascesa delle due superpotenze vincitrici, gli USA e L'URSS, incoraggiò lo spirito nazionalistico arabo e la spinta al rinnovamento di quelle società. L'appesantimento del clima politico generale, conseguenza della guerra fredda, l'esplodere del conflitto palestinese e la reazione neo-islamica alle riforme civili e sociali promosse dalle élites laiche nazionalistiche, provocarono tuttavia una battuta d'arresto e un conseguente arretramento del processo rinnovatore. La crisi e l'eclissi dell'ordine dell'ordine di Yalta e la generale incertezza della situazione geopolitica, con sempre più evidenti segni di disagio e di contestazione nei confronti del disegno della globalizzazione, hanno finito per riacutizzare i rapporti tra le diverse  culture e ad aprire inquietanti orizzonti per la sicurezza e la libertà dell'umanità. Gli effetti dell'approfondirsi del divario Nord-Sud del mondo e il permanere di endemici ed irrisolti problemi di giustizia hanno avuto sui popoli arabi una ricaduta negativa non paragonabile a quella di altre aree della Terra. Il senso di frustrazione e di risentimento verso l'Occidente, il deficit democratico e il riemergere incontrollato dei fantasmi dell'intolleranza e del fanatismo hanno condizionato in  termini drammatici l'opinione pubblica araba. Ciò nondimeno intellettuali e personalità arabe si interrogano sulla capacità di quei popoli di uscire dallo stato profondo di malessere in cui versano da tempo. La crisi della cultura araba non può certo essere affrontata con il ricorso ad un islamismo militante e regressivo o con un sensibile ripiegamento nazionalistico, né con una meccanica trasposizione di regole e di forme di governo secolare nel tradizionale ambiente permeato di pregiudizi anti-moderni, viste spesso come un'imposizione esterna. L'attuale aspro confronto inter-islamico tra la concezione messianico-imperiale dello shiismo iranico e la differenziata e inquieta comunità sunnita araba spinge a spezzare il pesante condizionamento confessionale sul destino degli arabi, risolvendolo in una guerra ben più spietata. Ibn Khaldun, il più grande grande sociologo di tutti i tempi, scriveva nelle su Muqaddimmat (Introduzioni) già nel XV secolo di fronte al declino dell'Arabismo classico, quanto influisse sul crollo del califfato e sulla fine dell'indipendenza araba, con il prevalere di dinastie musulmane non arabe , il venir meno della credibilità delle istituzioni a causa della corruzione e dell'incapacità di affrontare un serio progetto di cambiamento. In "Maometto e le conquiste arabe", il grande arabista italiano scomparso Francesco Gabrieli, già sessant'anni fa, in proposito commentava con parole profetiche il mancato rinascimento arabo:" E' il torbido presente dei popoli arabi:", che della conquistata indipendenza non sembrano fare buon uso, logorati come sono da piaghe economiche, da un complesso di frustrazione e di xenofobia e da sterili rancori nazionalistici (oggi, diremmo,non di rado sfociati nel fanatismo religioso). Una volta constatati irrealizzabili i sogni di rinnovata potenza dovrebbero agire su di essi con l'ispirazione a risalire in modo degno questa china pericolosa". E aggiungiamo noi liberandosi dai demoni che ne continuano a sottomettere la libertà di pensiero e l'aspirazione al progresso civile.
, 2.02.2015