AREA DESTRA DALLA PALUDE AL MARE NOSTRUM

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Dalla palude al Mare Nostrum

di AREA DESTRA


La palude è per definizione un luogo di acque stagnanti, dove il tempo sembra quasi non trascorrere, nella monotonia di un paesaggio tetro e grigio dove la sopravvivenza stessa appare quasi impossibile. Miasmi mefitici che aleggiano nell’aria umida e pesante rendono sgradevole la permanenza in questi luoghi, e si possono contrarre malattie anche mortali. Coloro i quali malauguratamente vi capitano, perché hanno perso la strada o perché non riescono a ritrovare il modo di uscirne, finiscono per rimanere sempre più impantanati quanto più a lungo vi rimangono.


Oggi la Destra italiana è frammentata, sbandata, inconsistente, ma soprattutto DIVISA.

Va in ogni caso sottolineato che il termine Destra viene utilizzato per indicare un’area politica in modo universalmente e facilmente comprensibile, probabilmente è un termine riduttivo e a volte nemmeno tanto indicato a definirla compiutamente, ma non intendiamo fare dell’accademia e nemmeno la battaglia delle parole, usiamo quindi la parola Destra per semplificazione.

La Destra italiana si trova oggi nel bel mezzo di una palude e giorno dopo giorno sprofonda sempre più inesorabilmente.

Tutti quanti sappiamo bene come ha fatto ad entrarvi: furono le scelte scellerate di Fiuggi, ma soprattutto quelle di alcuni opportunisti che hanno preferito accaparrare per se stessi potere e benefici personali piuttosto che dedicarsi al bene della comunità militante che li aveva sostenuti e dell’elettorato che in loro aveva riposto le proprie speranze e il giustificato desiderio di riscatto.

Un riscatto politico, morale e culturale, dopo lunghi anni di emarginazione, di sofferenza e di umiliazioni patite.

Fu fondata Alleanza Nazionale e rottamato l’MSI per aprire una finestra alle altre forze politiche e imbarcare gente nuova, nuove idee e nuovi ideali. Ma da quella finestra, inevitabilmente, entrò anche un fumo venefico che ne ammorbò l’ambiente e che portò allo sfacelo, morale prima ancora che politico, dell’unico partito che di fronte all’opinione pubblica si era salvato da mani pulite.


Ripercorrendo per un solo istante la storia ricordiamo che gli antichi romani chiamavano il mare mediterraneo “Mare Nostrum”.

Non ritennero necessario dargli un nome vero e proprio, perché era talmente ovvio ed evidente che esso lambiva tutte le terre permeate da una profonda e comune civiltà, fatta di usanze, di costumi, di leggi, di cultura, di arte, talmente forte e vitale, che ogni più piccolo anfratto della terra bagnata da quel mare per un romano era casa propria.


Consideriamo adesso questo mare nostrum come un luogo ideale, metafisico, disseminato di terre e di isole abitate da uomini, donne, giovani e anziani, un arcipelago di comunità umane, ideali e militanti che hanno mantenuto intatti i propri valori, salvaguardandoli dal decadimento morale e spirituale proprio in forza del loro più o meno volontario isolamento.

Questo è il nostro mondo, la nostra area politica, questo è l’immenso patrimonio umano che va riconquistato, rivitalizzato, ripopolato.

Il mare nostrum incarna la storia del nostro popolo, le sue tradizioni, la propria identità.

I nostri valori sono quelli tradizionali ed eterni che nascono oltre duemila anni prima del periodo fascista, che in modo molto riduttivo viene indicato, con accezione negativa prevalentemente, come l’unico periodo in cui la destra fu al potere nel nostro Paese, mentre sappiamo bene che essi preesistono al ventennio, lo permeano e lo attraversano rafforzandosi e rivitalizzandosi.

Sarà poi la rivoluzione culturale sessantottina ad attaccare fino alle fondamenta le nostre radici, col preciso obiettivo del sovvertimento di quei valori e di quegli ideali.


Cerchiamo di definire allora cosa si intende per Destra come categoria politica. Il significato di Destra trae origine dalla posizione in cui sedevano in Parlamento, durante la Rivoluzione Francese, i difensori della Chiesa e della Monarchia cioè della Tradizione. Da quel momento il termine sta a significare il riferimento, in tutti i suoi aspetti, per chi si schiera a difesa dei principi della civiltà cristiana europea. Questa nasce dalla amalgama che il Cristianesimo ha operato assimilando la concezione religiosa di Dio unico Creatore con la filosofia greca, le istituzioni politico-giuridiche romane, le tradizioni di comunità e di popolo germaniche. Da tutto questo è stata creata e forgiata l'Europa come continente culturale che ha dato vita alla civiltà cristiana, la nostra civiltà.

I principi dell'autorità e della sovranità, che traggono legittimità da Dio, della struttura gerarchica della società fondata sulla famiglia in ogni sua proiezione anche sociale (corporazioni e corpi intermedi) sulla libertà personale, familiare e sociale, sulle leggi e istituzioni politiche permeate dalla legge morale.

Questi sono i cardini che hanno costruito nei secoli la civiltà cristiana, permettendole data la sua superiorità morale e civile, di espandersi in tutto il mondo.

Questa civiltà ha subito negli ultimi secoli un processo morboso e rivoluzionario che ne ha scardinato a poco a poco valori e istituzioni in un lungo processo di secolarizzazione. Contro  questa modernità mal funzionante molti uomini e movimenti hanno cercato di operare per difendere, rimediare o ricostruire.

Nel nostro secolo, a fronte di uno sgretolamento devastante che pare inarrestabile e di un reale pericolo di estinzione della civiltà cristiana che è europea ma anche universale, il compito degli uomini di Destra è di difendere e diffondere questi principi in tutte le loro espressioni, ripristinando la scala gerarchica dei valori: religiosi, politici, culturali, sociali economici.

In quale modo? Studiandoli, riconoscendoli, vivendoli e facendo quanto oggi possibile, contribuendo a ricostruire un tessuto nazionale e sociale che le idee rivoluzionarie e sovvertitrici dell'ordine naturale hanno distrutto e continuano a distruggere. Cominciando dall'uomo, perché soltanto se dei principi si ha consapevolezza e conoscenza è possibile condurre una battaglia che sarà vincente nella prospettiva lunga, ma sarà dura, difficile e minoritaria nell'ora presente.


Ci sovviene tal proposito, e facciamo nostro, il discorso che tenne ai propri uomini insorti contro i giacobini, (gli antesignani dei social-comunisti odierni) prima della battaglia, il generale vandeano François Athanase de La Contrie detto Charette: ”La nostra patria sono i nostri villaggi, i nostri altari, le nostre tombe, tutto ciò che i nostri padri hanno amato prima di noi. La nostra Patria è la nostra fede, la nostra terra, il nostro Papa. Ma la loro patria, che cos’è? Lo capite voi? Vogliono distruggere i costumi, l’ordine, la Tradizione. Allora, che cos’è questa patria che sfida il passato, senza fedeltà, senz’amore? Questa patria di disordine e irreligione? Per loro sembra che la Patria non sia che un’idea; per noi è una terra. Loro ce l’hanno nel cervello; noi la sentiamo sotto i nostri piedi, è più solida. E’ vecchio come il diavolo il loro mondo che dicono nuovo e che vogliono fondare sull’assenza di Dio… Si dice che siamo i fautori delle vecchie superstizioni… Fanno ridere! Ma di fronte a questi demoni che rinascono di secolo in secolo, noi siamo la gioventù, signori! Siamo la gioventù di Dio. La gioventù della fedeltà”.


La sinistra naturalmente continua anche oggi a sguazzare nell’utopia, mentre predica la pace nel mondo, l’uguaglianza e la fratellanza universale, il numero di vittime causate da quella nefasta ideologia supera abbondantemente i duecentomilioni.


Ma tornando a noi, e al nostro impegno politico, alla costituente del nostro partito, La Destra, ritenemmo che nascesse quale naturale casa per tutte le formazioni (politico-culturali) e tutti quelli che in Italia si definiscono di destra.

Altrimenti perché mai dare a questo nuovo partito una denominazione così caratterizzante?

O si ha un'identità chiara e precisa oppure nessuno ci può riconoscere e di conseguenza votare.

Non si può certo cambiare rotta ad ogni refolo di vento contrario, se siamo di destra siamo di destra, che piaccia o no, punto.

Chiaramente dovremo poi essere bravi a spiegare all'elettore cosa significa esattamente essere di destra oggi e cosa vogliamo fare per noi stessi, per loro e per la nostra Italia tutta.

Riteniamo che la costruzione dell'unità a destra sia l'unica, vera, entusiasmante, buona battaglia da combattere oggigiorno. Di certo è un impegno molto più appassionante nonché l’unico veramente UTILE (nel medio-lungo periodo) piuttosto della solita triste rincorsa all'emergenza elettorale (che pure va affrontata).


Non sosteniamo certo che bisogna resuscitare il MSI, naturalmente bisogna sempre guardare avanti e tenere in considerazione i mutamenti dello scenario politico.

Di sicuro tuttavia va recuperata la determinazione, lo spirito di corpo, la militanza, la formazione culturale e soprattutto l'entusiasmo che animava chi faceva politica per quegli stessi valori ed ideali che muovono i nostri cuori ed i nostri sentimenti anche oggi.

E l'entusiasmo si alimenta non con le belle parole, ma con l'esempio, con i fatti, mettendosi sempre in discussione, e sempre al servizio della causa... e mai viceversa.

Serve quindi una casa di Destra per tutti, non solo per i militanti degli attuali partiti dell’area, ma anche per tutti gli scontenti (e sono tanti) che sono di Destra ed al momento militano e votano per altri partiti oppure non votano più da tempo.


Noi riteniamo che occorre superare i personalismi e l’egoismo dei vari schieramenti dell’area per ripartire tutti insieme con un nuovo progetto.

La nostra convinzione è che, volenti o nolenti, tutti gli attuali leaders da Tilgher a Fiore, da Romagnoli a Buontempo e Storace etc. debbano (qualora non lo stiano già facendo) seriamente interrogarsi sul futuro (quando non della sopravvivenza stessa) dei loro/nostri partiti e movimenti.

E' indubbio che fino ad oggi ci si poteva anche "accontentare" (brutta parola) di piccoli spazi ed esigui rimborsi elettorali che permettevano però un minimo di attività politica organizzata.

Ma oggi come oggi, con gli sbarramenti ormai sistematicamente imposti per eliminare dalla scena politica i non allineati, vi è la certezza matematica di essere tagliati fuori da ogni competizione elettorale e, dunque, da ogni possibilità di veder realizzato il nostro progetto all’interno delle istituzioni.

Al di là di sensibilità differenti tra di noi su alcuni argomenti e di vecchi dissapori personali che dovrebbero essere superati per il superiore bene degli ideali comuni, a chi fa veramente comodo la nostra divisione? Ce lo siamo chiesti?


E in tema di alleanze, siamo proprio sicuri che l’unica sponda sia quella del PDL? Ricordiamoci sempre, che se non abbiamo nostri rappresentanti in Parlamento non è colpa di Veltroni, Diliberto o Franceschini, ma di Berlusconi, e naturalmente di Fini.

Siamo allora fortemente convinti che si debbano mettere Berlusconi e Fini in condizioni di comprendere che all’orizzonte può profilarsi concretamente un nuovo e rivoluzionario progetto.


L’Italia ha assolutamente necessità di un vero, unico e forte partito di Destra che controbilanci la politica barbara della Lega e quella demagogica e populista dell’Italia dei Valori, trasmettendo all’elettore autentici valori morali e civili.


E’ urgente varare un progetto politico serio, concreto, identitario, che ci identifichi senza ambiguità di fronte all’opinione pubblica.

E’ indispensabile un partito radicato sul territorio, che apra sezioni, sia in grado di autofinanziarsi, faccia iscritti e proseliti, abbia una linea politica univoca e coerente su tutto il territorio nazionale, si riappropri delle sue battaglie storiche, oggi cavalcate malamente dalla Lega.

E’ indispensabile che il vertice del nostro partito dia ascolto a tutti coloro che vi partecipano e che si pongano con spirito propositivo per la ripresa di un progetto che oggi è a dir poco “appannato”.

E’ inderogabile che sul territorio siano chiamati a lavorare gli uomini e le donne migliori, eventualmente trovandone di nuovi, e che essi diano prova di merito attraverso risultati, militanza, impegno e capacità organizzative.


Noi di Area Destra ci siamo ed attendiamo di essere messi in condizione di lavorare per il bene e gli obiettivi comuni.

E’ fortemente miope, o meglio è cieco, chi non vede come l’entusiasmo generale sia quasi azzerato.

Non vediamo un futuro se non si cambia radicalmente la gestione del partito, il tempo passa inesorabilmente e lo spiraglio di luce al nostro orizzonte si affievolisce sempre più.

Tanti se ne sono già andati, tanti se ne vogliono andare, delusi da risultati praticamente inesistenti fino ad ora e da scelte politiche che si sono dimostrate inefficaci a penetrare l’elettorato, con i risultati che noi tutti conosciamo benissimo.

Chiediamo a gran voce uno scatto di orgoglio, un cambio di passo, un segnale tangibile di buona volontà da parte dei nostri vertici.

Costruiamo tutti insieme la nave della Destra, capace di solcare quel Mare Nostrum che è sempre lì, vasto e profondo; traghettiamo il nostro popolo verso l’approdo di una rinnovata tradizione e scongiuriamo il pericolo, dopo tanto lavoro e sacrificio, di un doloroso naufragio.

(a cura Alberto Ferretti)

www.areadestra.it