Da: Pierluigi Casalino
Il confronto tra Cina ed Occidente è più aperto di quanto sembri, nonostante che lo si riconduca al contesto (o schema) da guerra fredda non solo economica: un confronto che rischia di sottovalutare la Russia e i suoi tentativi di dividere le democrazie dell'Occidente e di destabilizzarle. Ma questa è un'altra storia. Per tornare alla Cina, va detto chiaramente che il confronto con l'Occidente non consente di comprendere adeguatamente come la Cina si sia posta in posizione dialettica con il modello occidentale e per quale via sia giunta all'attuale ruolo di superpotenza pur nel solco del suo classico solco di dispotismo orientale che l'accomuna alla Russia di sempre per il tipo di vocazione pilitica e storica che condivide con i regimi moscoviti. L'importante è, infatti, per una consapevole analisi della Cina, esaminare i concetti di popolo, di democrazia, sviluppo, spirito, potenza, nazione e altro ancora e verificarne l'interpretazione che a tali concetti viene data in Cina. E tutto ciò, senza dimenticare le tante contraddizioni ideologiche e politiche della Cina di oggi. Se è vero, a questo riguardo, che il termine chiave è sicuramente fuqiang (prosperità e potenza), teorizzato dall'antico filosofo Han Feinzi, e che la Cin mira sempre all'obiettivo della propria potenza e superiorità, alla continua ricerca della consacrazione di quel ruolo imperiale che è nel DNA cinese fin dalle origini. Un DNA che è ostile a quanto è straniero. Un Celeste Impero che ambisce ad essere l'Unico. Solo in questo modo Pechino tenta di annullare i propri traumi identitari. Con la sconfitta ad opera dei Giapponesi, la Cina si sentì relegata ad una posizione di inferiorità e a percepire la necessità di una rivalsa. Forse il solo atteggiamento di ammirazione e di stima la Cina lo ebbe nei confronti dell'Impero Romano, che ben conosceva e con il quale aveva contatti non irrilevanti. Il 2021 e' stato l'anno del centenario della nascita del Partito Comunista Cinese, anche non più pedissequamente uniformato al pensiero maoista. Se mai l'odierna RPC rappresenta la pragmatica continuazione dell'impero cinese in salsa confuciana e marxista. Non è un caso, in tale ottica, che le altre parole chiave per capire la Cina sono hexie( armonia) e wenming (spirito), sulla scia appunto del marxismo legato alle tesi di Li Dazhao nel 1923, intese ad orientare il Paese "verso un infinito futuro". All'inizio della riforma capitalistica di Dengxiaping del 1978, dopo lo strappo definitivo con l'Urss, la Cina ha vissuto un costante balzo in avanti, attraverso continue mobilitazioni alla ricerca di una fusione del sapere occidentale con l'anima cinese sulle basi di un socialismo pragmatica che ha rinunciato alla visione circolare della Storia. La Cina, peraltro, resta uno dei Paesi più deficitari dal punto di vista del rispetto dei diritti umani; e infine non è da trascurare la possibile lotta di potere che si potrebbe aprire nel momento in cui entreranno in vigore i limiti di età per assumere incarichi in seno al Partito Comunista e sul fatto che anche il leader supremo debba misurarsi con essi. Uno scenario sul quale riflettere.
Casalino Pierluigi