Intervista a Sofia Rutback Ericsson , scrittrice svedese di fiabe




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Fratello Angelo (Armando Editore, 2019): presentazione a Roma, il 4 Ottobre 2019 (Libreria Elledici)


D-"Fratello Angelo", il tuo ultimo libro, è una fiaba profondamente psicologica, la fantasia - regno del bambino - il cui mondo ti è privilegiato - come scrittrice di letteratura per ragazzi, ha il potere di generare - per così dire - una vera e propria memoria vivente?

Sì, direi sicuramente che l'immaginazione dei bambini è stata una grande influenza per me. In realtà è stato mio figlio, che all'epoca aveva 3 anni, a darmi l'idea del libro. Aveva recentemente perso suo fratello Alfie e ha fatto finta di andare in cielo e fargli visita. Suonava... anche che suo fratello angelo era qui con noi e che era un supereroe. Credo che, come scrittore, non si dovrebbe avere paura di scrivere di tristezza, perdita, dolore, dolore, immaginazione e giochi su una persona perduta. Dovremmo lasciare che i bambini siano bambini, lasciarli usare la loro immaginazione e processare la perdita nel modo in cui la vogliono. I ricordi di persone che abbiamo perso potrebbero essere usati come forza. Sono davvero felice che abbiamo avuto Alfie, anche se mi sarebbe piaciuto tenerlo per sempre. A volte penso che se riesco a sopravvivere senza di lui, posso fare qualsiasi cosa!

D - Più in generale - come scrittrice svedese - s'ispira ai grandi autori nordici?

Una delle mie scrittrici preferite è ovviamente Astrid Lindgren e soprattutto la sua storia "Mio min Mio", dove tutta la storia a mio avviso potrebbe essere vista come "un altro mondo", è il paradiso? O è immaginazione? O è un'avventura? Lo adoro.

D - Il tuo libro è anche una fiaba speciale, dato che le dediche, "ogni essere umano ha un doppio Angelo Fratello?

Il libro è naturalmente speciale perché mi ricorda nostro figlio Alfie, morto nel maggio 2016. Naturalmente sono ricordi tristi ma anche la felicità di averlo avuto, anche solo per poco tempo. In un certo senso mi piace lavorare con il libro Fratello Angelo, perché mi sento più vicina ad Alfie. Spero davvero di aiutare anche altre famiglie che hanno perso un figlio. Penso che se hai un libro da leggere, è più facile parlare della tristezza e della perdita. Voglio anche mostrare ai bambini che va bene giocare e usare la loro immaginazione. In un certo senso, penso che il libro possa essere visto proprio come scrivi: "ogni bambino ha un fratello angelo", come se tutti noi potessimo trovare forza in posti diversi. Alcuni hanno la religione, alcuni hanno perso quelli che danno loro forza e altri hanno amici e familiari nella loro vita che li aiutano a superare la giornata.

COME CI SI SENTE A VIAGGIARE IN ITALIA IN OTTOBRE?
Come ho detto prima, mi piace lavorare con il Fratello Angelo perché mi fa sentire più vicino ad Alfie e mi aiuta a fare qualcosa della sua memoria. Sono anche molto entusiasta di vedere Roma per la prima volta, e spero davvero di poter incontrare altre persone interessate al mio libro e all'argomento speciale. Forse farà sì che qualche altra famiglia che ha perso qualcuno si senta meno sola.

by Roby Guerra


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