Domenico D'Angelo, Campania Felix. Un giallo piccolo (Sovera edizioni): Meglio di Saviano?


di Roby Guerra, recensione


"Amy Bergamo è un giovane Commissario napoletano. Laureata in legge, è bella, professionale e innamorata del suo lavoro. Ha troppe qualità, ed è donna, per non essere ingombrante. Intelligenza, intuito, impegno. Dura quando serve ma sempre con un sorriso vero sulle labbra. E pure viva e vivace. Un guaio insomma per superiori, criminali e corteggiatori vari. E allora da Napoli centro viene trasferita in provincia, una provincia tosta, di camorra con la scusa che farsi un po' le ossa le avrebbe fatto bene. A Santa Maria Capua Vetere. Nella zona denominata "Campania Felix" un tempo e poi "Terra di Lavoro". Dove il crimine le si presenta subito in tutta la sua brutalità e insostenibile durezza, anche sul piano personale. Che comincia con una strage odiosa e inspiegabile. L'aiutano i suoi preziosi e umili poliziotti collaboratori. E una vecchia contadina, nata e chiamata serva, Caterina. Una donna di grandissima forza morale e dignità, alla quale la vita, durissima, sembra aver tolto tutto tranne il coraggio. Come un vecchio capo indiano".

Così l'incipit per un "piccolo giallo"  piacevole, scorrevole e discretamente originale. Soprattutto onesto, dopo anni di manierismi italici polizieschi, un trend eccessivo e alla fine appiattito, con anche presunti o veri bestsellers di debole letteratura se non quasi solo business editoriale. Questo è invece un libro autentico e - come accennato- leale e per la coreografia hot,  la Campania, regno della Camorra, di  prevedibile ma non ridondante retorica  laterale o implicita sociale: controcorrente meglio questo piccolo giallo persino dell'archetipo, in certo senso, di certo parallelismo letterario e culturale: il sopravvalutato bestseller ben noto Saviano che ha fatto le sue fortune praticamente sulla Camorra, magari con buona scrittura, ma poi regredito a discutibile personaggio pubblico di massimo conformismo e protagonismo spesso irritante. 
D' Angelo invece, distilla- realisticamente e  con movimento di parola indiretto, a spirale quasi, attraverso la fiction in primo piano, un messaggio di speranza, al di là del the end del romanzo stesso, per risolvere prima o poi la sempre vincente problematica criminale (e tra le righe anche purtroppo antropologica local tipica di Napoli e la Campania) ben nota. 
Questi i protagonisti del  suo giallo giallo noir..: 
Commissario Amy Salerno (Protagonista e investigatrice della Polizia di Stato); Il "Dottor" Antonio Gaglione (Camorrista capoclan); Caterina (Vecchia Contadina che gestisce la "masseria" di Antonio Gaglione
L'Agente Antonio Annarumma (Agente scelto di P.S., stretto collaboratore di fiducia del Commissario); Il Maresciallo (Ispettore Superiore) Gennaro Gargiulo (Ispettore Superiore di P.S., anche lui stretto collaboratore di fiducia del Commissario); Il Magistrato inquirente - Pasquale Izzo; Dottor Francesco Caruso (Medico legale della Polizia); Il Questore di Napoli – Antonio Esposito Il Prefetto – Pasquale Zuava; Alaba Kehinde Nigeriano (capo di una banda di spacciatori della cosiddetta "Mafia nigeriana"); Il Prof. Avv. – Luigi Scognamiglio (Avvocato penalista tra i più famosi di Napol)i. Susy, Ada e Maria Carolina (Amiche del cuore di Amy).

La storia  ha puntualmente una scena del crimine  frequente in quell'area, ma misteriosa: spiccano subito e poi nel divenire dell'intrigo il neo commissario donna, inviata in Campania Felix per farsi le ossa...perchè scomoda (come Commissario e come donna..), le sue amiche fidate, sorta di potenziamento inquirente per l'affascinante e controcorrente Commissaria stessa; figura che esalta come una vernice marcatore l'eterno non detto di una regione dove l'indicibile (lo Stato è sempre subalterno e colluso)  quasi paradossalmente e  drammaticamente "risplende".  "Streghe" 2.0  dell'anticrimine  in mezzo a autorità a volte ambigue, a volte come dovrebbe essere, in quanto anche donne  ulteriore input di futuribile evoluzione civile contro la Camorra e la criminalità organizzzata.
Ruolo di diversamente Potere delle Donne ben indicato con lentezza raffinata dall'autore, per rompere anche il sortilegio di consuetudini tutte locali, monopolio storico la Camorra degli uomini, naturalmente, ma - (come spesso anche dalle cronache) anche con la complicità delle signore tradizionali in ruoli a volte  di primo piano. Qua il femminismo emerge, ovviamente  nella direzione sana umana e giudiziaria, grazie alla personalità coragggiosa, libera e anche sensuale della Commissaria.
Interessante anche tra i protagonisti il boss della cosiddetta mafia nigeriana, focalizzazione su una delle news criminogene,  negli anni duemila, in incredibile penetrazione parallela e sinergica con la Camorra, in tutta Italia:  lo si rimuove ancora, ma storicamente chiaro effetto delle politiche buoniste dei quasi tutti  ultimi governi.
Infine, un pregio squisitamente letterario: se evocazioni sociali e antropologiche sono inevitabili, alla fine la full immersion nella scrittura  cristallizza semplicemente il romanzo,  Camorra, crimini e  modulazioni delle indagini ecc., svaniscono come mera creta per comporre - l'autore- una bella "scultura" narrativa.  Come magari dovrebbe essere nel mondo reale oltre l'immaginario...