Da: Newsletter Financecommunity.it
Così le pmi sosterranno l'm&a italiano nel 2019
Di laura morelli
Mentre cerchiamo di riprenderci dalle vacanze e consultiamo le nostre sfere di cristallo per capire cosa ci riserva questo incertissimo 2019, una buona pratica potrebbe essere quella di fermarsi e osservare cosa è stato fatto finora.
Possiamo farlo, ad esempio, per l'm&a. In questi primi giorni dell'anno Kpmg ha infatti rilasciato il suo consueto report sull'andamento del mercato italiano nel 2018 (articolo in basso) rilevando numeri in crescita: il valore complessivo è stato di 91,4 miliardi di euro per oltre 880 operazioni.
Queste cifre non ci aiutano per niente a capire ciò che avverrà nei prossimi 12 mesi ma fanno da spunto di riflessione sulla situazione attuale nel mercato italiano.
La prima considerazione è che, contrariamente a quanto spesso di crede, le aziende italiane non sono solo prede. Su oltre 880 operazioni, un terzo, cioè 278 deal, hanno visto come protagonisti operatori internazionali. Tutte le altre hanno riguardato realtà domestiche: oltre 170 deal sono stati fatti da italiani all'estero e circa la metà del totale sono stati realizzati Italia su Italia. Il che mostra come le aziende del nostro Paese abbiano iniziato a credere di più nelle acquisizioni anche crossborder.
Un dato interessante ma scivoloso è il valore di quelle 438 operazioni domestiche: 16 miliardi. Pochi, troppo pochi, sia considerando il valore totale sia se li spalmiamo sul numero di operazioni (una media di 36 milioni circa a deal), ma con un significato grande e importante perché testimoniano una maggiore attività delle piccole e medie imprese, anche rispetto allo scorso anno (15 miliardi su un numero di operazioni inferiore del 10%).
Il nostro Paese, è ora di prenderne atto una volta per tutte, non è un grande mercato, non è fatto di grandi aziende e non possiamo aspettarci ogni anno cifre anglosassoni. Il piccolo è bello è stato il nostro motto per anni e l'eccellenza e l'artigianalità i nostri punti di forza. La globalizzazione ci ha penalizzati, perché ha portato alla creazione di colossi mondiali iper-strutturati che hanno finito inevitabilmente per schiacciare le nostre piccole realtà che però erano rimaste ferme all'epoca precedente, al romanticismo imprenditoriale tricolore.
Ora, il fatto che queste pmi, e qui sta la seconda considerazione, abbiano capito che la dimensione conta e che le aggregazioni sono una delle vie principali se si vuole continuare a lavorare è un significativo punto di partenza verso una maggiore maturazione del nostro sistema imprenditoriale.
Le pmi hanno iniziato ad aprire gli occhi, sono entrate nell'illuminismo, e a ben vedere gli advisor e gli investitori non potrebbero chiedere di meglio. Può sembrare banale ma è ciò che può fare la differenza per l'Italia nel prossimo ciclo. Nel 2019 non sappiamo se saremo in grado di replicare, o quantomeno avvicinarci, alle cifre dell'anno, ma ciò di cui ora siamo coscienti è che c'è una base più consapevole di piccole e medie imprese che è entrata nella tana del Bianconiglio della finanzia straordinaria e ci si è trovata bene. Restare aggrappati a questo non può che essere utile per resistere agli scossoni che questo nuovo anno promette di provocare.
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