Cosimo Pergola - Più stato più mercato Una stagione confuciana per l'occidente (Armando Editore): Recensione



"Questo libro tratta dell'Ipermodernità e dell'Insicurezza nel mondo con cui abbiamo a che fare e delle scelte di valore per fronteggiarle. Risentimento e anomia affliggono una democrazia invertebrata, esplodono nel malessere dei particolarismi, nella rabbia dei populismi, nell'insidia della jihad globale Sulle macerie del liberismo viene evocato il ricorso ad una strategia di controbilanciamento dei poteri, definita nei termini di Più Stato Più Mercato, un Keynesismo redivivo, un significativo protagonismo imprenditoriale pubblico, per una riattualizzazione di pratiche di concentrazione sociale e di scambio politico al livello più fecondo....
Cosimo Pergola, un passato di uomo d'azienda, un presente di ricercatore per passione e intimo convincimento."

Ricordate "Confucio nel Computer" di ormai tanto tempo fa del noto Furio Colombo? Anche Pergola evoca l'insospettabile e "immenso" Confucio e certo diversamente paradigma, come ricetta futurizzante per cambi di rotta in Occidente e l'anemica semi-folle economia contemporanea.
"Più Stato Più Mercato" è slogan trailer, fin nel titolo, medium messaggio dell'autore che a differenza di Colombo e altri ancora nostalgici di certo marxismo vulgata, riconnette ad altri grandi classici dell'economia: quel ...Keynesismo (come poi lo stesso Marx, insospettato futurologo e psicologo sociale) che sembra sempre altrettanto volgarizzato in mano poi ai pragmatici cosiddetti, decennio dopo decennio, governativi, ai vertici dei Ministeri della Macchina Politica (e non solo l'Italia). 
Lo scenario analitico di Pergola è dichiaratamente la società iper moderna alla luce vuoi della grande crisi del 2008, tutt'oggi irrisolta come noto, vuoi - come accennato- del degrado meritocratico e totalizzante (Finanzocrazia) del Mercato ( e della politica) e i suoi presunti esperti, dopo la rivoluzione digitale e algoritmica, dal ricatto psicosociale islamico terroristico post 11 9 fino all'Isis....
Il socialismo radicale è morto, ma i suoi residuati bellici in certo senso sono ancora mine inesplose, virus corrosivi anche negli algoritmi delle Borse Mondiali, soprattutto euroamericane; il Liberalismo è in coma, da cui le svolte populiste, soluzioni effimere ma nello stesso tempo probabilmente male interpretate dalle elites. 
Pergola, come accennato, indica ci pare scenari turbocapitalisti rigenerati dal ritorno di un Keynesismo 2.0, adattato e contro i tempi troppo liquidi: con lo Stato epurato dalla mediocrazia (in senso proprio letterale di pubblica amministrazione) "controbilanciato" da un ritorno alla Meritocrazia, per una tecnecrazia creativa capace di scommettere su concrete sinergie pubblico privato (non "olografiche" come spesso si sbandiera), lo Stato stesso come Impresa e nello stesso tempo, dello Stato il meno possibile "ombra" per sciogliere i nodi che frenano il dinamismo del Mercato: nodi che si conoscono, troppe leggi, troppe tasse, troppa burocrazia e così via.
Per un ritorno fondamentale al ruolo della Politica, al contrario pericolosamente  subordinata all'Economia e in certo senso reificato alla tecnologia...
Sembra un paradosso, ma la famosa sintesi danzante tra Stato e Privato, secondo Pergola e non solo, appunto necessita di visioni, sguardi, pensieri diversi, quasi multitasking per scenari posteconomici desideranti... con la Macchina Politica nuovamente "cibernetica", l'arte di pilotare la Nave- Società...
Più nello specifico, l'analisi di Pergola é radicale: la prima parte del libro riconnette nel dibattitto ipermoderno, secoli dell'allora modernità nascente, "iconicamente" dalla scoperta dell'America e il divenire storico fino ai valori storici dell'Occidente come menu di una Nuova Tradizione ineguagliata e come sottomenu lo Stato di Diritto e la rivoluzione del WELFARE.
L'archetipo di Confucio ritorna come antivirus alla crisi dei valori stessi globali occidentali (secondo noi quasi una diversamente sindrome di Stoccolma dopo un secondo novecento infarcito da illusioni anticapitaliste e antiillumministe): ovvero certo diversamente umanesimo confuciano e - o lealtà- certa psicologia virtuosa (vera anche "misericordia" verso l'Altro in difficoltà..- senza alcuna retorica umanista stessa tardoborghese...), per sua "natura", "fisica della mente" , "essenza" particolarmente "ritmico" proprio in certo zeit gesit contemporaneo dell'incertezza esistenziale e sociale. 
Nessun astratto idealismo trascendente, un Confucio leggero in un altro Computer Mondo, quasi un silenzioso creativo effetto farfalla per ricombinare la Rete tecnoeconomica o meglio tecnopolitica odierna...
Il tutto attraverso una analisi globale e planetaria, finanche geopolitica (focus anche sull'Italia e la finanzocrazia nazionale)e - come accennato storica, attraverso un linguaggio brillante e avvincente: a dispetto del titolo, nulla di arido economico; disquisizioni precise su certa cibercultura del /dal duemila, rivoluzione digitale e robotica, ecc, lo dimostrano.

(a cura di Roby Guerra)