Quando la Russia il 18 marzo 2014 decise di togliere la Crimea dalla sovranità dell'Ucraina, annettendola alla Federazione Russa, il passo fu deciso dalla nomenklatura del Cremlino, Putin in testa, infrangendo ogni regola internazionale, secondo un costume già sperimentato ai tempi dell'URSS nel nome della "sovranità limitata". D'altra parte non è stato quello il primo atto di violazione del diritto internazionale, sancito a tutela non solo dell'Ucraina, ma anche di altri paesi ex sovietici. Il destino della Crimea è andato così intrecciandosi con quello del resto del mondo, laddove si affermi il principio che non si possono ridisegnare i confini di uno stato con provvedimenti esterni ed arbitrari. La Russia deve essere messa in condizione di apprendere questa lezione di giustizia a tutela della pace. Ciò non significa che si debba assumere un atteggiamento preconcetto ed ostile nei confronti di Mosca, ma va detto chiaro che, come recitava un antico detto, "pacta sunt servanda". Con la Russia, dunque, va tenuta una condotta aperta al dialogo, ma ferma sui principi, non dimenticando il grave affronto alla convivenza tra i popoli che il Cremlino ha fatto alla comunità mondiale nel 2014.
Casalino Pierluigi
Casalino Pierluigi