IGNORO ANCHE CIO' CHE IGNORO

Gli antichi dicevano "So di non sapere" e così ripeteva Nicola da Cusa nel suo De Docta Ignorantia, rinviando ad un relativismo aureo della conoscenza che si esprimeva nello scetticismo di ogni certezza, salvo quella ovviamente di Dio e delle sue verità. Sant'Agostino, da parte sua, ci propone una visione sistematico della materia che a dire il vero ci viene rivisitata oggi da studiosi come Gianfranco Bertone ne "Le Quinte dell'Universo", libro per non competenti, ma esemplare dal punto di vista esplicativo. Oscura, infatti, è la materia pensata da molti filosofi, così quella presente in grande quantità oscura nell'universo, ma ai nostri occhi nascosta,. Siamo dunque avvolti in una procella simile al vento che trascina i lussuriosi dell'Inferno dantesco, ma non ce ne accorgiamo. Tuttavia proprio grazie a questo qualcosa tale procella ha una massa tutto ciò che ne ha una. Affascinante tema di filosofia e di epistemologia: un discorso che ci avvia al rapporto tempo eternità. Come si possa conciliare un atto compiuto e simultaneo come quello della creazione con il governo del creato e il lasciare la libertà al singolo. Il santo africano ci indica una metafora: il tempo è una canzone che si svolge nel tempo; le note si dispongono liberamente, ma Dio resta immutabile e conosce il passato, il presente e il futuro di questa canzone. Dio ci concede un'intuizione del tempo, ma ci lascia affermare che anche di ciò ignoriamo quello che ignoriamo.
Casalino Pierluigi