SAN TOMMASO D'AQUINO AVERROISTA SUO MALGRADO

Si ha un bel dire che san Tommaso d'Aquino ha condannato il pensiero
di Averroé (in arabo Ibn Rushd). Nulla di più falso. San Tommaso
d'Aquino, forse suo malgrado, ma probabilmente più consapevolmente di
quanto non si pensi, era profondamente averroista. E non solo per
l'influenza di Sigieri di Brabante, il quale, però, fu accusato di
eresia, mentre l'Aquinate fu indenne da condanne e anzi recepì il
pensiero della filosofia islamica, come Dante, del resto,
trasfigurandola nella straordinaria (e insuperata) sua codificazione
della teologia cattolica. Entrare in questa riflessione non è facile,
ma basterà rifarsi al clima culturale contemporaneo di San Tommaso per
comprendere il senso di tali considerazioni. Considerazioni che non
paiano azzardate, tenuto conto che, spesso, i dubbi di eresia
nascevano da infedeli o non conformi traduzioni latine dei maestri
arabi. Sull'argomento basti citare gli studi sull'averroismo latino e,
in particolare, quelli che tendono a individuare l'influenza di
Averroé (Ibn Rushd) su Dante (la Visione di Dio dantesca raccoglie ed
estende un'intuizione forte del filosofo andaluso). Il fatto che il
più razionale dei teologi viva oggi una rinnovata fortuna testimonia
sia il livello di illuminata interpretazione dei principi della
filosofia, oltre che di analoga apertura nella speculazione teologica,
riconduce ad una straordinaria modernità delle proposizioni tomiste,
ma anche ad una loro profonda capacità di recepire la compossibilità
dei contributi razionali in seno alla metafisica. Per concludere la
rilettura e rivalutazione del Doctor Angelicus va di pari passo con la
riscoperta autentica della filosofia di Ibn Rushd (l'Averroè dei
latini), un Ibn Rushd che è alla radice del patrimonio ideale e
culturale dell'Europa.
Casalino Pierluigi, 8.11.2015