Ancora sul caso diplomatico relativo alle annessioni alla Francia di Nizza (e Savoia). Problemi visti nella prospettiva della questione romana.

Si è avuto modo di ricordare l'irritazione della Regina Vittoria e del
mondo britannico circa la ventilata cessione di Nizza e Savoia alla
Francia nel 1860. Una contrarietà, come si è detto, che si estendeva
dalla Francia al Piemonte, ritenuto colpevole di scarsa considerazione
di genti e di territori da sempre ritenuti giustamente non solo devoti
alla dinastia sabauda, ma anche culle storiche di essa (in particolare
la Savoia) e comunque non omogenee alla realtà francese, se non per
vaghi riferimenti all'interesse di Parigi a spostare in avanti i
propri confini. Su tale contrarietà britannica non mancano studi
importanti, tra i quali quello, magistrale, dell'Ardemagni,
"L'opposizione inglese alle cessioni di Nizza e Savoia", forse un po'
datato, perché risale al 1939, ma tuttora assai illuminante. Altro
motivo della critica inglese, oltre a quello del mancato rispetto dei
sentimenti nazionali di quelle due province, era quello che la
posizione del Regno di Sardegna sarebbe stata minacciata
strategicamente da tali cessioni. Un decisione più meditata avrebbe
consentito, secondo gli osservatori, un processo unitario italiano più
adeguato. Tant'è che con il trascorrere del tempo, Londra, ritenne più
controproducente e riprovevole, in quanto innaturale, la cessione
piemontese di Nizza rispetto a quella della Savoia. Napoleone III, dal
canto suo, sperava nel cessare al più presto delle effervescenze su
tali spinose questioni, cercando di evitare un eccessivo ingrandimento
del Regno di Sardegna nell'Italia centrale, placando così le
preoccupazioni della Russia e della Prussia. La situazione si andava
tuttavia intrecciando in modo crescente con la questione romana. E
questo era il vero nodo cruciale della situazione. Nella fase delle
annessioni piemontesi delle Romagne pontificie, già si annunciava
l'ingresso delle truppe francesi nella Contea di Nizza e in Savoia. e
così venivano meno i tentativi della Svizzera di bloccare l'annessione
si di Nizza che della Savoia alla Francia. L'Inghilterra, come già in
altra occasione ricordato, si andava progressivamente rassegnando, pur
con malumore, all'annessione francese della Savoia, ma era sempre più
ostile a quella di Nizza. La Francia, allo scopo di incorporarsi Nizza
e Savoia, si affettava, perciò, a riconoscere gli ingrandimenti
territoriali del Piemonte. Tale era dunque, secondo gli inglesi la
sola ragione che spingeva Napoleone III a sostenere la causa di
Torino. E d'altra parte, Parigi mirava pure a circoscrivere la
concorrenza internazionale del Regno Unito nel Mediterraneo. Ma come
sopra si è detto, la stessa questione del potere temporale del Papa
andava intrecciandosi con quella dei due stati (Francia e Piemonte),
che, comunque, non erano così sicuri della posta in gioco. .A chi dice
che Nizza (e Savoia ) non erano ancora italiane o mai state italiane,
e forse ancora o solo sabaude, per giustificare l'impensabile cioè
che Nizza e Savoia non erano affatto "naturaliter" italiane, va detto,
senza mezzi termini, che la storia della Contea di Nizza, in
particolare, è talmente legata alla realtà ligure-piemontese che
sarebbe erroneo e riduttivo negarlo. Naturalmente solo un serio esame
senza preconcetti di quella vicenda potrà scrivere la parola fine su
un passo che resta tuttora aperto a interpretazioni non sempre
meditate. Si trattò, con buona pace dell'amarezza di Garibaldi, di un
autentico mercanteggio come di norma succedeva e e succede ancora
nella logica della realpolitik. e di ciò sono pieni i libri di storia.
I convegni di studio che dal 2010-2011 si sono dedicati a quell'evento
non sembrano aver chiarito ancora in modo esaustivo i termini della
querelle-
Casalino Pierluigi, 10.11.2015