Gente del Po
Il territorio ferrarese, costituito da una pianura che nell’Ottocento era ancora in buona parte coperta dalle millenarie paludi della
Valle Padusa e che è situato a pochi metri sotto il livello del mare, non poteva certo dirsi vocato alla viticoltura e alla produzione del vino.
Eppure la vite e il vino sono stati presupposti importanti e necessari per il sistema agrario ferrarese e per l'alimentazione delle sue genti.
Il vino in generale e il Clinto in special modo, grazie alla modesta quantità di alcool in esso contenuta, ha rappresentato l'unica bevanda che gran parte della popolazione avesse a disposizione, dal momento che l’acqua dei pozzi non era quanto di meglio si potesse portare in tavola.
In altre parole, il Clinto è stato qui a lungo considerato più bevibile dell'acqua stessa....
Il Cinto è un vino unico, inconfondibile, di color rosso cupo molto intenso, violaceo, proverbiale per macchiare in modo indelebile il vetro dei bicchieri o la ceramica delle tazzine in cui viene versato.
Con il suo gusto deciso e molto aromatico, si accompagna perfettamente alle paste ripiene, alla zucca al forno, agli insaccati, alle castagne arrostite e tradizionalmente era il primo vinello che nelle case di campagna si beveva subito dopo la vendemmia e quello con cui storicamente si concludevano i pranzi e le cene nella cultura popolare della Gente del Po: "la brazadela", la ciambella, da intingere nel clinto.
Ma in queste case di campagna infestate dalle zanzare e dalla malaria, si accompagnava perfettamente anche come rimedio antimalarico, proprio per il suo contenuto di tannino ed era per questo che si racconta che in piccole quantità, venisse dato da bere anche ai più giovani.
Sequenze originali tratte dal documentario "Riva Destra Po: il Clinto" di Franco Ferioli, durata 02 minuti: visita alla piccola cantina e al piccolo vigneto della famiglia Caselli di Ravalle (Ferrara), alla quale va il ns. saluto e ringraziamento.