LA NOTIZIA MATERA - "Ho incontrato ufficialmente il Presidente della Repubblica Napolitano - ricorda con affetto Centonze - durante l'inaugurazione del Museo della Mafia di Salemi, nel quale era esposto il mio ritratto di Totò Riina, che un anno dopo fu esposto anche alla Biennale di Venezia. Appena prima che Napolitano entrasse nella sala del museo dov'ero ad aspettarlo accanto al mio ritratto di Riina, c'era un'atmosfera davvero tesa. Tutti si chiedevano come avrebbe potuto reagire il Capo dello Stato davanti al ritratto del boss siciliano. Invece, arrivato il momento in cui Vittorio gli presentò me e il mio ritratto di Riina, il Presidente non si scompose affatto. Osservò con grande interesse il dipinto e poi mi chiese con sincera curiosità e gentilezza: «Che fai, l'Istituto d'Arte?». Ed io, antiaccademico come pochi, altrettanto seriamente - con una mano nella tasca e alzando l'altra come a dire 'per carità!' - gli risposi: «No, li ho sempre evitati accuratamente!». Sgarbi, che durante la domanda di Napolitano e un attimo prima della mia risposta ascoltava e annuiva col capo alle mie parole - con la devozione propria di un padre - scoppiò a ridere di gran gusto alla mia replica così sincera e convinta e contagiò anche me, che esplosi in una fragorosa risata". Poi il Capo dello Stato replicò dicendo con garbo e con un certo imbarazzo: "Ah! Però hai imparato lo stesso a dipingere!. Sgarbi sapeva bene che - seppur odiando il mondo accademico - io avevo studiato per conto mio tutti i trattati di pittura dal Quattrocento ad oggi per conoscere a fondo le varie tecniche del Disegno e della Pittura, e ridevamo guardandoci negli occhi come due complici di un'innocente bravata. Poi Napolitano accennò un sorriso e, indicando il mio ritratto di Totò Riina davanti a sé, dichiarò: "Notevole!". E subito dopo mi diede una tenera pacca sull'avambraccio, alla quale risposi a mia volta con una leggera pacca sulla sua spalla, annuendo e complimentandosi con me. |