ARTIFICIALITA' INTELLIGENTI (2023)
meglio di una AI cosciente!....(R.G.)
a cura di Roberto Guerra
D. Stefano, un nuovo libro appena uscito, sia cartaceo che ePUB-Kindle sull'Intelligenza Artificiale, oggi in primo piano nel dibattito internazionale...Come non esperto.., ma Creativo e High Tecnology e...futurista, transumanista e prometeico, con una boutade, ci penserà qualche AI cosciente a far risvegliare gli umani dopo le grandi crisi del Covid e della Guerra Ucraina?
Malgrado ostacoli tecnici, ostilità culturali, ostruzionismi aziendali, alcune tecnologie che ci erano state promesse sin dagli anni cinquanta cominciano faticosamente a far capolino. Una di queste è la intelligenza artificiale "generativa", destinata ad incontrarsi prestissimo con quella "predittiva" del tipo per esempio incarnato da Wolfram|Alpha. Ma quello che ha risvegliato non solo l'opinione pubblica, ma anche l'attenzione di media, consigli di amministrazione e governi è che con il blitz di OpenAI e Microsoft -- probabilmente provocato dal timore della seconda di diventare progressivamente irrilevante nello scenario della Big Tech -- il gatto è fuori dal sacco. Non si tratta più di qualche esperimento segreto del DARPA, o più normalmente di un progetto destinato solo ad un comunicato stampa che consenta al giornalista di fare un titolo acchiappa-click e una marchetta all'azienda su una nuova "proof of concept" delle multinazionali dell'informatica. Con ChatGPT questo tipo di intelligenza artificiale è stata resa accessibile al pubblico, e tutti si sono immediatamente resi conto di di come, al di là dei tentativi di "addomesticare" lo strumento alle esigenze della political correctness e dalle limitazioni tecniche che ancora lo affliggono, la cosa ha davvero la possibilità di destabilizzare, per un transumanista anche e soprattutto in senso positivo, l'oligopolio tecnologico-informativo oggi in essere e il relativo sistema di potere, che proprio la crisi pandemica e la crisi ucraina aveva visto serrare i ranghi.
D'altronde, sono proprio la diffidenza pubblica e la contingenza internazionale prodotte da tali crisi a rendere improbabile il successo dei tentativi di "regolamentazione globale" in materia di intelligenza artificiale. Certo, nel mondo multipolare tutti stanno cercando e cercheranno di piegare il funzionamento delle piattaforme IA che saranno accessibili sul Web alle proprie esigenze e desideri e interessi, a cominciare dalla Cina. Ma nel momento in cui per esempio vengono negati a quest'ultima i processori, e le tecnologie utili a produrre processori, necessari per lo sviluppo e la diffusione dell'intelligenza artificiale, perché mai la Cina dovrebbe essere interessata ad "accordarsi" al riguardo con qualcuno su regole comuni? Del resto, oggi i progressi più rapidi, e soprattutto la scalabilità verso il basso di questi sistemi, sono il prodotto del mondo Open Source e di reti di contatti informali tra piccoli gruppi e singole persone. Come riusciranno a imbavagliare tutti i chatbot stile ChatGPT quando l'investimento per crearli passerà da un miliardo di dollari, e diversi anni, a diecimila dollari di hardware, e pochi giorni di lavoro? Quando, se non proprio ogni singolo utente, ogni circolo, partito, piccola azienda, casa editrice. amministrazione pubblica, movimento rivoluzionario, o che altro, potrà avere il proprio? Sul Web c'è una biblioteca di Babele di 100 zettabyte di dati, di cui solo 45 terabyte (il contenuto di quattro dischi che su Amazon costano poche centinaia di euro...) sono stati utilizzati per addestrare ChatGPT; per cui oltre a dati, informazioni, notizie, opinioni specifici del soggetto che voglia creare il suo chatbot esiste un'infinità di materiale che può essere utilizzato. Viceversa, tutto tale enorme contenuto viene reso potenzialmente accessibile tramite tali piattaforme, senza passare dal filtro di Google e senza più barriere linguistiche.
Cosa che significa tra l'altro che una intelligenza artificiale di questo tipo potrebbe potenzialmente tenere conto del contenuto di questa intervista nelle risposte che potrà dare alle domande di un contadino thailandese.
D- Stefano, scherzi..non a parte, questo tuo Artificialità Intelligenti (Moira, Milano 2023) mi sembra di stile non frequente, il futuro non è più come di moda angosciante, torna, al di qua e al di là, e nei suoi innumeri in certo senso tecnowitz e sfumature complesse alle sue vere potenzialità globali futuriste: l'etica stessa non è un simulacro ma eventualmente una letterale cibern-etica...
Come insiste anche Riccardo Campa nella sua prefazione al mio libro, chi trova le promesse del futuro angoscianti e pensa di dover o potere "puntare i piedi" per rinviarne le conseguenze rischia principalmente di condannare se stesso alla impotenza ed alla irrilevanza. Se Putin dichiarava nel settembre 2017 (!) "Chi svilupperà la migliore intelligenza artificiale, diventerà il padrone del mondo", la cosa vale certo in senso politico, ma vale altrettanto in senso economico e in senso sociale. In questo senso, è evidente per esempio che se in Italia fosse stato mantenuto a tempo indeterminato il blocco imposto dal Garante della Privacy, o che se provvedimenti troppo restrittivi fossero in futuro adottati dalle istituzioni e dai regimi in essere nella Unione Europea, questo non significherebbe certo una "tutela" dei rispettivi cittadini. Infatti, non solo la parte più motivata e tecnologicamente alfabetizzata della popolazione eluderebbe prontamente e comunque il divieto; ma alla relativa perdita di libertà si assocerebbe invevitabilmente una progressiva perdita di ricchezza, di posizioni di mercato, di produttività comparativa.
Il che, ripetiamo, almeno da un certo punto di vista è un bene. Per consentire davvero l'imposizione della moratoria richiesta nella famosa lettera del Future of Life Institute firmata da Harari, Musk, Wozniak, etc. avremmo bisogno di un governo mondiale con una cyberpolizia impegnata ventiquattr'ore al giorno, inevitabilmente grazie a... sistemi di intelligenza artificiale, nel controllo di ogni singolo PC o centro elaborazione dati per verificare che nessuno effettui ulteriori ricerche nel campo. Viceversa, in un mondo sempre più multipolare è Darwin a mantenere entro certi limiti "onesti" in materia di intelligenza artificiale i diversi sistemi politici e le diverse fonti di informazione, perché tentativi di repressione locale porteranno semplicemente gli interessati a perdere posizioni rispetto a chi consente, e anzi promuove attivamente, l'innovazione. Il che è ciò che puntualmente hanno risposto i conservatori americani, benché per definizione poco entusiasti per le innovazioni ma al tempo stesso nazionalisti e sinofobi, alla suddetta richiesta di moratoria.
Per chi aderisca ad una visione prometeica e transumanista, si tratta evidentemente di ottime notizie. E nella seconda parte del libro cerco di spiegare esattamente perché le prospettive che si aprono possano per molti apparire esaltanti, anziché deprimenti.
D- Stefano, in fondo il bioware di origine dovrebbe essere... quale mondo nuovo si desidera? Tecnocrazia Usa e della Nato o la Libertà, al di là e contro certa fiction orwelliana contemporanea e l'Europa un corpo geopolitico nuovamente sano e vivo?
L'intelligenza artificiale non fa eccezione alla regola per cui la tecnologia è intrinsecamente pericolosa -- per chi non ce l'ha. Come tutti gli sviluppi che l'hanno preceduta, e che continuano ad aver (troppo lentamente) luogo in altri campi, ovviamente è stata e continuerà ad essere anche uno strumento di oppressione. Ma rispetto alle nostalgie reazionarie per supposte età dell'oro -- non si capisce poi mai bene in che epoca e contesto situate... -- o a rivolte puramente nichiliste alla Unabomber, condannate comunque alla sconfitta nella stessa visione dei loro proponenti, giova il recupero del mito wagneriano della "spada", o della lancia, "che guarisce". La luce, se mai è raggiungibile, si trova in fondo al tunnel, e non la trova chi vi si attarda. Ma anche merita di essere ripresa, più modernamente, la mentalità positiva che connotava malgrado tutto il filone cyberpunk -- da Sterling e Gibson a film come Nirvana o come il primo episodio di Matrix -- e in cui in un mondo distopico dominato da conglomerati corporativo-governativi senz'anima il ribelle si afferma grazie ad un superiore controllo sulla tecnologia stessa. Principio naturalmente suscettibile di applicazione non solo individuale come nel mito dello hacker o del "pirata", ma anche collettiva, per esempio da parte di una Europa sovrana, popolare ed identitaria.
D- Stefano, con parole sintetiche ci descrivi quasi alla velocità della luce di una ipotetica AI cosciente questo tuo Artificialità Intelligenti?
Un testo breve ma denso che ha aiutato me a ripensare meglio certe cose, e che spero possa aiutare molti lettori a formarsi un'opinione fondata non su luoghi comuni che crollano appena vengano guardati da vicino, ma su considerazioni di fondo su ciò che siamo e vogliamo essere.
Stefano Vaj
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Roberto Guerra