Angelo Giubileo-L'ESSERE E IL PENSIERO DELL'ATTUALITA'

 
Da: Angelo Giubileo <angelogiubileo6@gmail.com>
 

La storia dell'intera specie a cui diamo il nome di Homo Sapiens è una storia continua di adattamento e dis-adattamento legati alla "condizione" essenziale di vita propria di ogni elemento della specie. Complessivamente, laddove l'uomo non si adatta a vivere nella propria condizione, tende a superarla e quindi a trasformarla oltre le possibilità che, potremmo dire, sono presenti nell'attualita' della natura stessa delle cose che accadono.
Potremmo dire sin dall'inizio dei tempi, ma senz'altro sin dagli esordi della letteratura, e ancor prima dagli esordi della scrittura d'incisione su pietra, l'incertezza ha regnato e regna assolutamente sovrana sul destino e il pensiero della nostra specie animale. Nei Rg-Veda è scritto, ad esempio, che Prajapati-Ka, il Signore di tutte le cose, è così incerto in merito alla sapienza o conoscenza di tutte le cose da non sapere nemmeno se egli stesso esiste. Allo stesso modo Agostino d'Ippona dirà di essere un uomo, ma di non sapere "cosa" sia, perché questo lo saprebbe con certezza solo Dio. Così che saggiamente e incontrovertibilmente, Parmenide aveva già concluso ogni possibile discorso affermando che "allora di via resta soltanto una parola che <è>" (to chreon), senza poter attribuire ad essa alcun valore né di predicato nominale né verbale.
E in proposito, dice infatti Plutarco, rigettando l'accusa di Colote, che è l'"impulso" - senza bisogno di alcun assenso - a guidare l'azione dell'uomo... 
E allora, oggi, qual è l'impulso che ci muove al transumanismo? E inoltre, si tratta di un impulso irreversibile?
In realtà, il dibattito odierno sul transumanismo è stato già oggetto di un approfondito dibattito che, dopo la seconda guerra mondiale, ha interessato a distanza, ma non sempre, il pensiero di Martin Heidegger e quello della sua allieva Hannah Arendt. Le posizioni che sono state assunte da entrambi sono risultate in qualche modo divergenti, anche se l'inizio del pensiero e quindi il pensiero dell'inizio di entrambi è comune; e cioè ciò che chiamiamo il fondamento rimane, a mio modestissimo parere, il medesimo oltre che incontrovertibile. Fondamento del pensiero iniziale di entrambi, ciò che dice Heidegger è da pensarsi, è infatti la "condizione" attuale dell'uomo. Nel merito, Heidegger conclude i suoi Sentieri interrotti ponendo la seguente domanda e conseguentemente affermando: "C'è qualche salvezza? Essa c'è in primo luogo e soltanto se il pericolo è (ist)...". 
Cosa vuol dire questo? E in particolare, riguardo al tema del transumanismo che vorremmo o intendiamo discutere?
Proviamo allora con un esempio che serva come "delucidazione". Rapportiamo allora il significato dell'interrogazione e della risposta heideggeriana all'esperienza del covid e del vaccino in quanto rimedio e quindi "salvezza" dal "pericolo" del virus. L'esperienza rivela in proposito che la specie umana non ha avvertito, in modo univoco, la situazione del covid come una situazione di pericolo potenziale. Ecco: allo stesso modo, a mio parere, occorrerebbe piuttosto capire che il transumanismo, in sé e per sé, non rappresenta un potenziale pericolo, bensì potrebbe rappresentare un potenziale rimedio. Ma: a cosa? 
Infatti, la questione è: se, complessivamente, l'attuale propia "condizione" sia percepita dall'umanità stessa piuttosto come un pericolo. Questo è per me il punto sostanziale che occorrerebbe discutere o, come direbbe Heidegger, "il pensiero dell'enigma dell'essere che porta l'aurora del pensato vicino a ciò che è da pensarsi". La mia conclusione è che attualmente la condizione umana non è percepita come un pericolo tale per cui il transumanismo possa intendersi e costituirsi come un rimedio necessario. Ma, naturalmente, l'essere potrebbe smentirmi.
ANGELO GIUBILEO 


--
Roberto Guerra