Da: Pierluigi Casalino
Sul fenomeno dell'intelligenza artificiale e del suo rapporto con gli umani mi sono già occupato su Asino Rosso in diverse occasioni. Qui mi limito a qualche altra breve considerazione su una questione che diventa in realtà sempre più complessa da quando nel XVIII secolo si cominciò, anche sulla scia della prima rivoluzione industriale, a parlare di robotica ante litteram. Oggi, in pieno sviluppo della autonomia delle macchine e, in forza dei progressi nel machine learning e nel cognitive computing, il ruolo degli umani nei sistemi automatici si sposta decisamente rispetto al passato. più, infatti, le macchine imparano a svolgere i nostri compiti, più noi esseri umani perdiamo la capacità di sostituirle. E ciò perché, progredendo verso la singularity e constatando che le macchine ragionano sempre meglio, la nostra capacità di interazione e di comunicazione è sensibilmente peggiorata. Non è più il tempo in cui, come si legge nel Mago d'Oz, Dorothy, incontrava l'Uomo di latta e i due riuscivano a comunicare tra loro, anche se il robot era bloccato dalla ruggine e si esprimeva con difficoltà. I progressi dell'intelligenza artificiale e nel computer learning stanno alterando i confini fra uomini e macchine, ma in tale contesto evolutivo non va trascurato il punto di vista degli umani, che hanno sì capacità limitata di memoria e di movimento, ma al tempo stesso una notevole adattabilità al cambiamento, di cui il mondo dell'automazione è ancora priva. Occorre pertanto concludere che, nonostante tutto, va sempre messo al centro della questione l'uomo e ad esso bisogna adattare le macchine e non viceversa. Questo è e sarà lo snodo fondamentale dello sviluppo dell'automazione del futuro.
Casalino Pierluigi