LA CRISI E LA PARALISI DELLA DEMOCRAZIA OVVERO LA LEZIONE DI MONTESQUIEU.

La grande crisi finanziaria che ormai da troppi anni colpisce le economie mondiali, in particolare le economie occidentali e soprattutto quella italiana, di per sé anomala e non meno preoccupante per i riflessi che ha sull'immagine complessiva del Bel Paese. Una crisi che è difficilmente risolvibile con soluzioni dignitose, nonostante le incalcolabili e spesso indigeribili ricette di economisti e politici. E quel che è ben più grave è che tale crisi si è accompagnata con una rottura, per la quale non esistono neppure ricette, del più solido meccanismo di governo politico, che era costituto dai principi che Montesquieu aveva lasciato alle democrazie liberali con la dottrina della divisione dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, a totale difesa della libertà contro il dispotismo, il cui fondamento sta appunto nella concentrazione dei poteri. Non a caso assistiamo ad una deriva di tali principi, attraverso l'evidente e strisciante confusione dell'azione dello stato nella sua diversità, specialmente con la rottura più perniciosa rappresentata dal venir meno della capacità del potere legislativo (e in primis dell'intelligenza di quest'ultimo) di affrontare la globalizzazione negli aspetti più deteriori, lasciando spazio a tentazioni populistiche di natura deteriore e controproducenti. Non è qui il caso di esaminare le conseguenze della crisi in questione negli Stati Uniti d'America, dove anche l'attuale tensione tra la Presidenza Trump e il potere giurisdizionale prova l'intensità della suddetta patologia istituzionale e proprio in un Paese che Tocqueville portava ad esempio di democrazia. Gli attacchi alla magistratura, anche mediante intralci al suo corretto funzionamento, sono assai pericolosi, aldilà dei limiti e dei noti difetti della funzione giudiziaria. In Italia alcune Procure importanti spesso rimangono troppo tempo prive di vertici, in attesa della loro nomina, in presenza anche di ingiustificate polemiche nei confronti della libertà di espressione dei giudici stessi. E' dunque venuto il tempo che l'equilibrio tra i poteri dello Stato sia ristabilito e garantito, ad evitare derive di ogni tipo, e che la giustizia, quella vera, s'intende, torni ad essere il perno della democrazia. Una democrazia che sia certamente fondata sul rispetto dei doveri, ma anche sul rafforzamento del rispetto dei diritti in un contesto di equità e solidarietà. In fondo questa è la lezione autentica di Montesquieu
Casalino Pierluigi