Il controllo della stampa, della radio e del cinema durante il Terzo Reich

 

> di Casalino Pierluigi, 6.02.2015
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> Ogni mattina, i redattori dei quotidiani di Berlino e i corrispondenti
> di quelli stampati in altre città del Reich si riunivano al Ministero
> della Propaganda per farsi dare dal dottor Goebbels, o da uno dei suoi
> aiutanti, quali notizie stampare e quali tacere, come scrivere le
> notizie e come intitolarle, quali campagne rimandare o quali lanciare,
> e qual era l"articolo di fondo desiderato per quel giorno. Ad evitare
> malintesi, venivano fornite, assieme alle istruzioni orali, direttive
> scritte giornalmente. Ai piccoli giornali periferici e ai periodici,
> le direttive venivano inviate per telegrafo o per posta. Per fare il
> redattore nel Terzo Reich, un giornalista doveva essere, anzitutto,
> politicamente e razzialmente "illibato". La legge sulla stampa del
> Reich del 4 ottobre 1933, che fece del giornalismo una professione
> pubblica controllata dalla legge, stabiliva che tutti i redattori
> dovessero possedere la cittadinanza tedesca, essere di origine ariana
> e non coniugati con ebrei. L"articolo 14 della legge in questione,
> stabiliva, anzi ordinava, che tutti i redattori dovessero tener
> lontano dai giornali qualsiasi cosa che in qualche modo potesse
> indurre il pubblico in errore, confondesse il bene personale con il
> bene comune, o tendesse ad indebolire la forza del Reich tedesco
> all"esterno e all"interno, la volontà collettiva del popolo tedesco,
> la difesa della Germania,della sua cultura e della sua
> economia...oppure offendesse l"onore e la dignità della Germania. Un
> tale editto, se fosse entrato in vigore prima del 1933, avrebbe
> condotto all"esclusione di tutti i redattori nazisti del paese e di
> tutte le loro pubblicazioni. In questo periodo, esso condusse alla
> eliminazione di quei giornali e giornalisti che non erano nazisti o
> rifiutavano di diventarlo. Uno dei primi giornali costretti a smettere
> la loro attività fu la "Vossische Zeitung". Fondato nel 1704, aveva
> annoverato tra i suoi collaboratori del passato nomi illustri come
> Federico il Grande, Lessing e Rathenau, era diventato il più
> importante giornale della Germania, paragonabile al Times di Londra e
> al New York Times. Ma era un giornale liberale ed era di proprietà
> della casa editrice ebrea Ulstein. Dovette cessare la sua attività il
> 1° aprile 1934, dopo 230 anni consecutivi di pubblicazione. Il
> Berliner Tageblatt, altro giornale di fama mondiale, resistette un pò
> più a lungo, fino al 1937, ma il suo proprietario, l'ebreo Hans
> Lackmann-Mosse, era stato costretto a cedere la sua cointeressenza al
> giornale nella primavera del 1933. Anche il terzo grande giornale
> liberale tedesco, la Frankfurter Zeitung, coninuò ad essere stampato
> dopo essersi disfatto del proprietario ebreo e di tutti i redattori
> ebrei. Rudolf Kircher, il corrispondente da Londra, anglofilo e
> liberale, ne divenne il redattore capo e, come Karl Silex - redattore
> della conservatrice Deutsche Allgemeine Zeitung di Berlino -,
> anch'egli già corrispondente da Londra, allievo di Rodhes, ardente
> ammiratore degli inglesi e liberale, si misero subito al servizio dei
> nazisti, rivelandosi più realisti del re. La sopravvivenza di questi
> tre giornali fu dovuta in parte all'influenza del Ministero degli
> Esteri tedesco, per cui questi giornali, noti sul piano
> internazionale, erano una specie di cartellone pubblicitario,
> necessario per bene impressionare l"opinione pubblica straniera. Essi
> conferivano infatti una certa rispettabilità della Germania nazista, e
> allo stesso tempo le facevano una lenta e costante propaganda. In
> questa situazione, in cui tutti i giornali tedeschi ricevevano
> istruzioni su che cosa stampare e su come redigere le notizie e gli
> articoli, era inevitabile il sopraggiungere di una mortale monotonia
> nella stampa nazionale. Persino un popolo così irreggimentato e e così
> propenso ad accettare l"autorità, alla fine si stancò di questi
> quotidiani. Diminuì la diffusione persino dei fogli nazisti più
> importanti. E la tiratura complessiva di tutti i giornali scese di
> livello rapidamente e man no che essi soccombevano venivano acquistati
> da editori nazisti. Nei primi quattro anni del Terzo Reich, il numero
> dei quotidiani discese da 3607 a 2671. Tale perdita per il paese si
> tradusse in un guadagno finanziario per il partito, con giornali che
> si trasformarono in imperi finanziari straordinari, con una ricaduta
> sulla nazistificazione della Germania di proporzioni immense. Ad un
> cero momento del 1934 la dirigenza nazista fece appello che i giornali
> non fossero così monotoni, deplorando, come fece l"editore di regime
> Amann, la totale uniformità dei media tedeschi.Un redattore
> sconsiderato, tuttavia, che prese troppo alla lettera tale
> raccomandazione finì in campo di concentramento. Presto anche la radio
> e il cinema seguirono tale destino, essendo imbrigliati completamente
> alla propaganda dello stato. Goebbels aveva sempre considerato la
> radio il più efficace strumento di propaganda della moderna società ed
> asservì la sezione radio del suo Ministero, al fine di raggiungere i
> propri fini. Nel 1933 il governo nazista si trovò automaticamente in
> possesso dell"Ente Radiofonico del Reich. Il cinema rimase in mano di
> ditte private,ma il Ministero della Propaganda e la camera per i film
> controllavano ogni settore di quest"industria. Il risultato fu quello
> di affliggere il popolo tedesco con programmi radiofonici e film
> talmente noiosi da superare gli stessi giornali nell"appiattimento
> servile. Gli spettatori si astenevano in massa dall"andare a vedere
> film tediosissimi e affollvano le sale dove si proiettavano film
> stranieri (per lo più film di Hollywood di seconda categoria). Verso
> la metà degli anni Trenta i film tedeschi vennero sonoramente
> fischiati. Circostanza che fu accolta dalle autorità come un insulto
> alla cultura germanica. In quel tempo un ascoltatore tedesco poteva
> ancora sintonizzarsi su una radio straniera come la BBC, senza
> rischiare la vita come avverrà più tardi. Tale assurdità fa riflettere
> su come sia spaventoso per un popolo entrare in questa situazione e
> perdere la propria identità e personalità. Un fenomeno che ancora oggi
> si determina quando un pugno di fanatici prende in mano le leve del
> potere e soprattutto di quelle della comunicazione.
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