La malsanità di Errani in Emilia-Romagna....

Emilia Romagna, era il fiore all’occhiello
Ora la sanità è in coma profondo

Milioni di debiti da ripianare, tagli a migliaia di posti letto, chiusura dei piccoli ospedali, dimagrimento dei dipendenti... Il settore è in forte difficoltà, certo a causa di spending review e popolazione mediamente anziana, ma anche per cattiva gestione, nomine partitiche e bilanci allegri. E la cura si prospetta assai dolorosa...

Francesco Mura

L'ospedale Maggiore di BolognaL'ospedale Maggiore di Bologna

BOLOGNA - Alla ricerca dell’eccellenza perduta. Potrebbe essere questo il titolo di un improbabile film sulla situazione sanitaria in Emilia Romagna. Fino a qualche anno fa invidiata da un capo all’altro del Paese, nonostante qualitativamente sia sempre al di sopra della media nazionale, anchela Sanità della Regione guidata da Vasco Errani (Pd), naviga ormai in acque più che agitate, con milioni di debiti da ripianare e costretta a tagli traumatici. Non solo per effetto dei tagli dovuti alla “spending review” del Governo Monti, come vorrebbe fare credere gli amministratori regionali, ma anche e soprattutto grazie alla gestione politica e/o partitica a volte fin troppo allegra.

 

I NUMERI - La spesa pro capite dichiarata dalla Regione, anche se andrebbe verificata con maggiore attenzione, è tra le più alte del Paese. Ogni cittadino, i dati si riferiscono alla fine dello scorso anno, “costa” infatti circa 1.902 euro l’anno contro la media nazionale che si attesta intorno ai 1.833 euro. Una spesa altissima che trova una giustificazione, anche se solo in parte, nell’età della popolazione emiliano-romagnola, più alta della media nazionale. Secondo i dati regionali, infatti, circa il 23% della popolazione, pari a 995.000 cittadini, ha più di 65 anni, oltre il 3% in più del dato italiano fermo leggermente al di sotto del 20%. Ma dare le colpe dello sfascio della sanità agli anziani è ipocrita e ingiusto. Sarebbe più opportuno, probabilmente, rivedere qualche convenzione con le case di Cura private e limare i costi dei tantissimi dirigenti a libro paga.

 

UN FUTURO DI TAGLI - Dati alla mano, il futuro che si prospetta è di quelli duri, tutto lacrime e sangue. E non solo per l’azione decisa dal premier. Le colpe dei tagli alla Sanità emiliano-romagnola, infatti, sono più vecchi del Governo Monti, vengono da lontano e hanno i capelli bianchi. Sarebbe fin troppo comodo e ingiusto scaricare sull’età dei cittadini colpe che, invece, andrebbero divise equamente tra gli amministratori regionali. Nessuno escluso. Lo sanno bene i cittadini costretti a dei veri e propri tour de force per una visita e i lavoratori obbligati a straordinari sempre più lunghi e turni sempre più massacranti. «Quella che stiamo vivendo è una situazione difficilissima, quasi drammatica – conferma, infatti, Nadia Ortensi, sindacalista della Cisl – Si aggiunge ai pesanti tagli e criticità già operati negli ultimi 7-8 anni». Parole che smentiscono, senza se e senza ma, l’assessore regionale alla Sanità, Carlo Lusenti. Il quale preferisce percorrere la solita strada dello scaricabarile, lavarsene le mani e tentare di uscirne senza macchia e senza colpa. Restano però i numeri a sancire un fallimento politico-amministrativo. I numeri, sempre più spietati, diffusi proprio dall’assessore alla Sanità: taglio di circa 4.000 posti-letto ospedalieri, possibile decurtazione di 6.500 dipendenti pari al 10% del personale sanitario regionale, contenziosi con le aziende fornitrici di beni, servizi e farmaci, chiusura dei piccoli ospedali provinciali al di sotto dei 120 posti letto. «È una decisione molto grave – reagisce Alberto Vecchi, consigliere regionale del Pdl e coordinatore regionale degli azzurri – che penalizza fortemente le strutture dislocate sul territorio e colpisce soprattutto i cittadini dei piccoli centri ma segna anche il fallimento delle politiche per la salute dell’amministrazione regionale».... C

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