VITALDO CONTE: DIONISISMO POESIA (EROS IMMAGINE)
«A noi piace il ghiaccio caldo di questa sintesi interna 'mi offri un fiore di ghiaccio / lo sciolgo / con l'acqua bagno il tuo corpo d'amore' lavacro da ultima cena sensuale futurista Noi non cancelleremo la fama di Conte poeta» Umberto Luigi Ronco ('Futurismo-Oggi')
DIONISISMO: FOLLIA POESIA EROS ('EreticaMente')
Dioniso accompagna spesso le mie scritture, ispirandole sin dagli esordi. (…) Un mio giovanile testo di poesia era intitolato infatti DIONISISMO SINCOPATO (Carte Segrete). Con questo libro intendevo esprimere una scrittura verbale che desiderava essere un linguaggio del corpo, anche attraverso i suoi sconfinamenti visivi, sonori e nell'azione performativo-spettacolare. (…) La parola voleva vivere in un estremo 'corpo-poema' di desiderio e liberazione.
«AMAR-CI in un cumulo di corpi-catena / contorcenti da pulsioni /
(…) nella tua vulva il fiore bianco / raccolto / nel giardino delle monache /
nel giorno senza santo / da un mercante di donne / ladro di fiori bianchi»
Il poeta Vito Riviello scrive nella presentazione: «La prima sensazione che si prova nel leggere questi versi è quella di "ritrovarsi", anche per coincidenza d'età giovanissima del poeta, dinanzi all'immancabile battesimo con Rimbaud prete e padrino, sornione e dispensatore di sale "infernale". Vitaldo ha l'aspetto d'un giovane romantico e maudit che può essere ritratto solo in un dagherrotipo, ha le palpebre d'un putto viziato nelle campagne del sud della Francia prossima al mare celebre dei pittori, e ha il sorriso della dolce perfidia parnassiana. (…) Conte compie con un linguaggio di netta derivazione tautologica, frutto del suo ventre, un giro orgiastico e oracolare intorno al corpo».
Dioniso accompagna spesso le mie scritture, ispirandole sin dagli esordi. (…) Un mio giovanile testo di poesia era intitolato infatti DIONISISMO SINCOPATO (Carte Segrete). Con questo libro intendevo esprimere una scrittura verbale che desiderava essere un linguaggio del corpo, anche attraverso i suoi sconfinamenti visivi, sonori e nell'azione performativo-spettacolare. (…) La parola voleva vivere in un estremo 'corpo-poema' di desiderio e liberazione.
«AMAR-CI in un cumulo di corpi-catena / contorcenti da pulsioni /
(…) nella tua vulva il fiore bianco / raccolto / nel giardino delle monache /
nel giorno senza santo / da un mercante di donne / ladro di fiori bianchi»
Il poeta Vito Riviello scrive nella presentazione: «La prima sensazione che si prova nel leggere questi versi è quella di "ritrovarsi", anche per coincidenza d'età giovanissima del poeta, dinanzi all'immancabile battesimo con Rimbaud prete e padrino, sornione e dispensatore di sale "infernale". Vitaldo ha l'aspetto d'un giovane romantico e maudit che può essere ritratto solo in un dagherrotipo, ha le palpebre d'un putto viziato nelle campagne del sud della Francia prossima al mare celebre dei pittori, e ha il sorriso della dolce perfidia parnassiana. (…) Conte compie con un linguaggio di netta derivazione tautologica, frutto del suo ventre, un giro orgiastico e oracolare intorno al corpo».
«con il suo ultimo libro, Dionisismo sincopato, Conte dà prova di un coraggioso tentativo di introduzione, nel campo della poesia, della tematica sessuale, già ampiamente presente nella saggistica e nel romanzo del nostro tempo. Sbaglia, però, chi vede nelle sue poesie uno scoperto o impudico compiacimento per atmosfere orgiastiche e freneticamente erotiche, gratuitamente realizzate; in realtà, dietro l'ossessiva ricorrenza del motivo sessuale c'è una complessa trama di convinzioni che l'autore deriva da una ben assimilata frequentazione con testi psicoanalitici su una linea che da Freud conduce a Reich, sostenuta da una istintiva volontà di demistificazione di sorpassati tabù sociali» Raffaele Pellecchia, 'Inchiesta sulla poesia' (Bastogi, 1978)
«Vitaldo Conte (Dionisismo sincopato): il suo ebbro senso e godimento della fisicità, l'esaltante scoperta del "corpo" – in perfetta linea con la proposta del barthesiano dèsir (…); da qui la poesia come "canto / con corpo di donna" e il linguaggio delirante/liberatorio della libido o addirittura dell'orgasmo (…) ma può diventare il linguaggio di un comunicare rituale sia pure orgiastico, che affonda le radici dentro l'humus di una ben salda tradizione classica, quella che va dall'(anti)sacrale o neosacrale-demoniaco inno all'amore/peccato» Giuseppe Zagarrio, 'Febbre, furore e fiele / repertorio della poesia italiana cont. 1970-80 (Mursia, 1983)
«Confiderò alle serve-padrone / la lussuria di un organo / nella notte della frusta. / Le tue gambe arroganti / cingevano strisce di cuoio/ per superbia di punizione. / Il profilo androgino / disegnava con la lingua/ il servigio del mio piacere. / Vorrei inventarti femmina / con bisturi d'amore» V. Conte, 'Poesia erotica italiana del Novecento', antologia a cura di C. Villa (Newton Compton Ed., 1981)
«Sarò ciò che vorrai che io sia» (P. Réage)
«Il segno grafico e il segno verbale si combinano concettualmente, più che rappresentativamente; la figura è ridotta a uno schema, a pochi elementi sintattici; così come la donna, inserita nelle fasi lunari, si rivela solo come particolare, mai come carne, o corpo, o sesso, o piacere» Vincenzo Accame, presentazione della cartella di V. Conte, 'I quarti di O' (Campanotto Ed., 1981)
«Il segno grafico e il segno verbale si combinano concettualmente, più che rappresentativamente; la figura è ridotta a uno schema, a pochi elementi sintattici; così come la donna, inserita nelle fasi lunari, si rivela solo come particolare, mai come carne, o corpo, o sesso, o piacere» Vincenzo Accame, presentazione della cartella di V. Conte, 'I quarti di O' (Campanotto Ed., 1981)
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Roberto Guerra