Da: Pierluigi Casalino
Anche Papa Francesco ha dedicato a Dante una sua Lettera Apostolica al pari di altri suoi predecessori e l'ha divulgata proprio in quel 25 marzo, solennità dell'Annunciazione della Maternità di Maria e data dell'inizio del viaggio ultraterreno del Sommo Poeta. Non c'è da sorprenderci se i papi dedichino a Dante così tanta attenzione e venerazione, nonostante che egli abbia gettato all'inferno come simoniaco papa Bonifacio VIII e non abbia riservato rimproveri sferzanti ad uomini di Chiesa e alle stesse istituzioni ecclesiastiche: come non ricordare infatti l'implacabile condanna lanciata contro papa Clementi V, identificando in quella Chiesa carnale (puttana sciolta) che si rese agli occhi del Poeta colpevole, tra l'altro, dell'allontanarsi dalla sede romana (una condanna che lo accomuna a Santa Caterina da Siena). Dante non ha mai per questo messo in discussione la sua fede cattolica: anzi si può celebrare di lui l'incrollabile fede e persino le sue grandi qualità profetiche e teologiche profondamente ed in modo filiale ancorate agli insegnamenti della Chiesa, Madre e Maestra. L'appassionato dibattito politico del suo tempo e la chiarezza delle sue idee circa la necessità di una opportuna divisione delle sfere di competenza tra il potere religioso e quello secolare fanno di Dante un campione severo e lungimirante della laicità. Un anticipo di quella che sarà la moderna separazione tra Dio e Cesare, pur nell'auspicabile e regionevole collaborazione. A Dante non sarebbe andata a genio, infine, la deriva del fanatismo religioso che segnerà molti dei periodi bui della storia e che trova oggi nuove e ben più degenerate manifestazioni.
Casalino Pierluigi