Abbandonata dal marito, un ricco proprietario terriero, Viviette Constantine si innamora di Swithin St. Cleeve, di ben nove anni più giovane di lei, bellissimo, colto e gentile figlio di un curato di campagna. Swithin è un astronomo e lavora in cima a una torre dove trascorre tutto il suo tempo a studiare gli astri e i fenomeni celesti. Il romanzo – ambientato nella campagna dell'amato Dorset – narra la storia del loro amore, che si sviluppa in un intreccio intinto nelle forti passioni del genere "sensazionale": morti presunte, adulterio, matrimoni segreti, angosciosi patemi riguardo alle convenienze sociali, gravidanze inopportune, nozze riparatrici, cuori spezzati da dolori cocenti e felicità improvvise. Al tempo della prima pubblicazione furono proprio questi elementi della trama, ritenuti peraltro poco congrui con la letteratura "seria", a far sì che il romanzo attirasse numerose critiche negative e accuse d'indecenza. In seguito, l'evolversi dei costumi ha permesso di apprezzare nuovamente il delicato equilibrio o il voluto contrasto tra il troppo umano delle vicende sentimentali dei protagonisti e la sublime freddezza dei corpi celesti studiati da Swithin con tanta passione e di ascrivere questo romanzo, il nono, fra i migliori della produzione di Hardy. «Che immensa fatica, la vita, nella contea del Wessex, alla fine dell'Ottocento! Che immensa fatica l'amore! Che immensa fatica il matrimonio! Talvolta, perfino il cielo – che dovrebbe accogliere i nostri pensieri più alti, le nostre speranze di salvezza – sembra risospingerci al suolo: ci appare come qualcosa di orrendo, come la negazione di Dio – costruito, così sembra, su una architettura che spalanca infiniti pozzi bui, pozzi infiniti di vuoto». dall'introduzione di Giorgio Montefoschi |