Il collare della colomba di Ibn Hazm e le strumentali letture di Dante in occasione delle celebrazioni del Sommo Poeta a 700 anni dalla morte



Da: Pierluigi Casalino 
 
Tawaq al-Hamam fi l-ulfa wa l-ullaf, Il Collare della colomba sull'amore e gli amanti, trattato amoroso del severo teologo e polemista araboandaluso Ibn Hazm (994-1064) fu pubblicato nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale. Divulgato nel ventennio tra le due guerre esso suscitò vasto interesse per quanto ci rappresentava del costume e della vita sociale della Spagna musulmana, ma ancor più per la sua incidenza sui dibattiti aperti all'influsso letterario e concettuale dell'arabismo spagnolo sul mondo romanzo, ma anche germanico, medievale. La geniale operetta, a parte il suo valore documentario, riflette la concezione filosofica e il rigorismo giuridico della visione islamica circa i rapporti affettivi e sessuali: problemi teoretici e religiosi di ascendenza greca coesistono qui con sviluppi talora assai crudi di casistica fisiologica, e la concezione dell'amor cortese, di così larga diffusione nel Medioevo europeo, trova qui una formulazione di suggestiva priorità cronologica. Su tutto poi incombe quell'atmosfera di religiosa pietà, tanto più notevole in questo autore, di antica discendenza cristiana risalente al periodo precedente la conquista iberica da parte musulmana, che fu per altri aspetti un dissidente dell'ortodossia ufficiale islamica, e come tale perseguitato e bandito. In momento di particolare suggestione legato alle celebrazioni dantesche Ibn Hazm viene accostato al Sommo Poeta a causa delle analoghe traversie esistenziali, ma pure la sua opera viene nuovamente considerata uno dei pilastri della tesi araba sulle origini della lirica provenzale e della restante poesia cortese medievale occidentale. Un confronto che si inserisce nella stessa questione delle fonti orientali della Divina Commedia, in particolare arabospagnole. Un confronto, peraltro, che non può farci dimenticare l'originalità cristiana e classica di Dante, ma semmai ricordarci la grandezza del suo genio. Una puntualizzazione che va fatta di fronte alle ridicole e vili iniziative volte a ridurre il significato culturale e storico del messaggio dantesco per ingraziarsi quanti vorrebbero cancellare le nostre radici.
Casalino Pierluigi