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Modigliani in Francia, dall'isolamento alla fortuna.

Non c'è di meglio per un artista che passare dall'isolamento e dalla scarsa considerazione allo splendore, alla luce del trionfo. Il guaio è che tale parabola ascendente accade non di rado post mortem. Il destino degli artisti è dunque spesso come quello dei santi, soprattutto quelli che in vita hanno subito incomprensioni o persecuzioni proprio da chi poi li eleva agli altari. Un destino simile hanno avuto anche coloro che sono stati eliminati da dittatori come Stalin e altri consimili mostri del potere . Nella primavera scorsa la LaM di Lille, il museo metropolitano di arte moderna di Lille, in Francia, terra che accorse quasi esule Amedeo Modigliani nel 1906 - si era stabilito a Parigi, quando Gaughin e Cézanne brillavano nel firmamento della pittura -, ha reso giustizia, con una bella e articolata mostra, ad uno dei più grandi geni creativi della storia. L'evento, dedicato all'artista livornese (1884-1920), che si è rivelato unico nel suo genere (e che ho avuto modo di visitare), ha esposto 36 quadri, 45 disegni e 5 sculture di Modigliani, autore per lungo tempo poco amato dagli storici dell'arte e molto, invece, dal grande pubblico per essere preso sul serio, troppo isolato, troppo misterioso ed enigmatico, lontano dalla comune sensibilità della gente. Il museo di Villeneuve d'Ascq (Lille) è arricchito dal fondo di Roger Dutilleud (1872-1956), uno dei più grandi collezionisti contemporanei di Modigliani: 35 dipinti e 26 disegni sono passati per le sue mani. La mostra, intitolata "L'occhio interiore" ha esposto fino al 5 giugno scorso 120 opere, tra le quali 86 del maestro livornese, che vanno dal poco conosciuto Raimondo, 1915 (collezione Marilyn Alsdorf) al più celebre Chaim Soutine, 1915, Stuttgart Staatsgalerie. L'esposizione ha messo in evidenza l'arte di ritrattista di Modigliani e la mette in dialogo con la scultura. Ha rispolverato e riscoperto la statura del grande pittore italiano e ha pesato i suoi riferimenti sacri. Modigliani lavorò nell'atelier di Costanzo Brancusi nel 1908. Era innamorato follemente dell'arte egizia e visitò il Louvre, conobbe anche l'arte indocinese al museo parigino del Trocadero. Alla fine del 1917 Modigliani incontra quello che sarà finalmente il suo più grande mecenate, Paul Alexandre, che gli apre le porte della sua colonia di artisti. L'arte egizia e quella indocinese nutrirono la sua pittura e la mostra di Lille lo ha messo magistralmente in rilievo. Del resto la mostra ha posto in relazione e confronto l'opera e il talento di Modigliani e le sue fonti, ma ha anche evidenziato la grandezza del suo genio e della sua originalità creativa. Si è trattato di una grandiosa occasione in Francia per rivalutare il messaggio artistico di Modigliani e di riabilitarne la figura, che alla sua prima esperienza francese, nel 1913, aveva solo trovato disprezzo perché italiano, ebreo e tbc.
Casalino Pierluigi. 

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