L'invenzione del Medio Oriente, la nuova Sykes-Picot e il nostro destino.

 Casalino Pierluigi






Aldilà del mai abbastanza noto complesso di colpa dell'Occidente
post-coloniale, resta un incontrovertibile  dato delle relazioni
internazionali dell'ultimo secolo: Ciò accade in Medio Oriente ( e, di
rimando, nell'Islam politico) è conseguenza diretta delle scelte
diplomatiche e ideologiche dell'Occidente (lo stesso concetto di Medio
Oriente è un'invenzione dell'Occidente, dopo che a Sanremo e in altre
successive conferenze fu deciso il destino degli ex territori ottomani
e sancita in linea di principio l'influenza anglo-francese nella
regione, lasciando con la Sykes Picot una parte di interesse ad una
Russia ancora zarista (era il 1916). Una Russia che oggi, nonostante
la marea di tensioni globali con gli USA, sta riscrivendo la vecchia
Sykes Picot proprio con la Repubblica Stellata.Tra le contraddizioni
del primo accordo del 1916 e delle seguenti intese, emergono diverse
contraddizioni, tra le quali una si evidenzia chiaramente ai giorni
nostri: i cinque maggiori importatori di armi nel mondo sono
nell'ordine, India, Arabia Saudita, Cina ed Emirati Arabi, con la
aggiuntiva variante del Pakistan e forse dell'Iran, non inclusi
nell'elenco. Con una differenza sostanziale, che India e Cina contano
insieme 2 miliardi e 620 milioni di abitanti, mentre i due Paesi arabi
insieme non arrivano a 35 milioni. Ci si domanda allora: "Possiamo
stupirci perché il Medio Oriente è in fiamme? Isis e Al-Qaeda, anche
spesso con la collaborazione delle segrete cancellerie degli stati,
oltre che di interessate centrali criminali, sono il frutto della
miope disinvoltura dell'Occidente, che ha disegnato cinicamente
confini, fatto e disfatto governi, sfruttato risorse e diviso e
comandato fino al punto di trasformare il Medio Oriente nella più
esplosiva area del pianeta. La necessità di un'utile foresta in fiamme
porta a condizionare ormai anche le nostre vite ben oltre le mire dei
potenti reggitori della politica estera.
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