*LA FRUSTA LETTERARIA
http://www.moanamoana.it/autodiva/scrittrice/intro.html
"La filosofia di Moana". Storia di una autobiografia
Agli inizi di marzo 1991 Moana dichiara che sta scrivendo un libro sulla propria vita, una sorta di autobiografia, in cui farà il nome di molti dei suoi uomini tra cui anche un prete dai particolari gusti sessuali. Il semplice e autoreferenziale titolo Moana ("Flash", marzo 1991) sarà ben presto sostituito dal più colto La filosofia di Moana. Il riferimento alla letteratura erotica francese viene evidenziato da Laura Laurenzi che titola la propria recensione La filosofia nel boudoir ("Il Venerdì di Repubblica", 5 aprile 1991, p. 31) e da Claudio Lazzaro che descrive il libro come «qualcosa che sta a mezzo tra il memoriale, il diario intimo e la raccolta di "pensées"» ("Europeo", 12-22 marzo 1991, pp.50-53). Alla cultura francese, infatti, oltre ai contenuti, sembra riportare anche la forma manualistica che Moana ha voluto dare al testo. Non può comunque sfuggire la similitudine con La filosofia di Andy Warhol, il libro autobiografico dell'artista americano più amato da Moana che, infatti, ne possedeva una copia, edito in America nel 1975 e in Italia nel 1983 per i tipi di Costa & Nolan (II edizione 1990). Moana pensava che Warhol fosse simile a lei per «la stessa capacità di mettersi in mostra, di promuovesi, di apparire, di stupire, il disinteresse per la cultura ufficiale, l'amore per il denaro, il vouyerismo» ("Moana's Club", Album n. 1, maggio 1993).
Ma lasciamo a Moana il compito di descrivere il proprio scritto: «…il mio libro non è pornografico. Certo, ci sono gli argomenti erotici come quelli privati. E' un dizionario, centodieci pagine con foto in bianco-nero. Dalla A alla Z la mia filosofia di vita. L'ho scritto sotto forma di dizionario proprio perché sarei stata incapace di metterlo in quella narrativa. Sono sicura che il lettore apprezzerà quello che dico anche se non è scritto benissimo» ("Gazzetta del Mezzogiorno", 5 marzo 1991).
In altre interviste Moana rivela di aver dapprima redatto il testo come un memoriale, tanto che mostra il manoscritto all'inviato di "Epoca", ma poi "…ho pensato che era un po' presto … la mia età intendo … però non è detto che tra qualche anno … eccolo, ho trovato il manoscritto … vede è scritto proprio a mano …» ("Epoca", 1 maggio 1991).
Anche lo schernirsi sullo stile letterario è più piaggeria che altro. In realtà Moana è pienamente consapevole di aver scelto «una lingua molto "parlata", un taglio dialogato» e lo ha fatto «per essere alla portata di tutti» lasciando gli «esercizi di calligrafia al privato» ("La Gazzetta del Lunedì", 5 marzo 1991).
L'idea del volumetto si deve, a quanto racconta la stessa Moana a Lazzaro di "Europeo", alle Edizioni Prisma che dopo averla contattata «le avevano mandato una giornalista con 300 domande. Cinque cassette registrate. Ma quando la "negra" ha mostrato il fascicolo Moana non si è riconosciuta per niente. "Una cosa tremenda. Mi facevano passare per una vittima della celluloide."» ("Europeo", 22 marzo 1991).
Invece Noa Bonetti (Un'amica di nome Moana, Sperling & Kupfer Editori, Milano 1995), la giornalista a cui si deve la registrazione delle cinque cassette audio, racconta che l'idea nacque ai tavoli del Bar Vanni:
«Senti Moana, mi dici sempre di scrivere - quando vorrò - la tua vita. Ma perché non lo facciamo assieme? Perché non fare un libro a quattro mani? Trovo io l'editore?». Quindi iniziarono i racconti e le registrazioni con l'obbiettivo di far uscire il libro in contemporanea con il film Ecstasy (1989, regia Luca Ronchi). La prima lettura sembra abbia entusiasmato Moana: «Il libro è bellissimo. Mi riconosco appieno, perfettamente. Lo pubblichiamo e poi ci facciamo pure un film», che poi, però, ci ripensò: «Sai Noa, purtroppo dobbiamo accantonare il libro. Ma solo per adesso, te lo assicuro. Mi servono soldi per la casa che ho comprato sulla Cassia e l'unico sistema per averne tanti e subito, è che io tiri fuori qualcosa di spinto da vendere durante i miei spettacoli». Così ebbe termine, a dire della Bonetti, la collaborazione con la giornalista e prese corpo La filosofia di Moana.
Sicuramente l'idea di una biografia allettava Moana, ma ancora di più lo dovette fare l'idea di una autobiografia lei che, come racconta in La filosofia di Moana alla voce "Diario", da sempre scriveva «su agende, quaderni e fogli volanti gli avvenimenti della mia giornata, sensazioni e pensieri». È probabile, quindi, che il materiale accumulato casualmente prendesse man mano una forma più ordinata, più logica, dapprima come racconto autobiografico di tono memorialistico, infine in quel modo originale e definitivo che è La filosofia di Moana.
D'altronde in questo periodo Moana sente fortemente l'esigenza di prodursi in proprio. In questo senso, infatti, va inteso il rifiuto a pubblicare con case editrici note per diventare lei stessa editrice del proprio libro con il marchio Moana's Club, registrato appositamente.
L'idea sembra aver preso corpo lentamente. All'inizio di marzo Moana dichiara di volersi appoggiare «ad una casa per la distribuzione, ma le spese di stampa e soprattutto le responsabilità di fronte a querele o ad altri problemi legali le affronterei per conto mio» ("La Gazzetta del Lunedì", 5 marzo 1991), quindi di voler stampare e distribuire il libro in proprio «piuttosto che accettare tagli, censure, o anche l'impostazione di uno stile diverso dal mio» ("Europeo", 22 marzo 1991). Infine crea una propria casa editrice con il marchio Moana's Club, il cui logo un gatto con in bocca un topo viene ideato da Luca Ronchi, e vi pubblicherà come testa di serie la propria biografia. Inconsueta anche la scelta di distribuirla attraverso le edicole in modo da raggiungere «un pubblico più vasto». In realtà in questo modo Moana sa di arrivare velocemente e con sicurezza al "suo" pubblico, quello che le farà sostenere un orgoglioso «Io so che andrà a ruba» ("Gente", 9 giugno 1991). Tant'è che oggi il libro è introvabile!
La presentazione di La filosofia di Moana avviene il 30 novembre all'Osteria dell'Orso alla presenza di una quindicina di giornalisti. La sobrietà della cerimonia era già stata anticipata da Moana alla Laurenzi, giornalista di "la Repubblica": «Farò soltanto una cena ristretta con una quindicina di giornalisti a fine novembre, pochi giorni prima che esca il libro. Nessuna presentazione nuda alla Busi, nessuna festa cretina e dispersiva. Non è certo un libro che ho fatto per guadagnare dei soldi, anzi, per ora ce ne ho solo messi di tasca mia: più di 60 milioni per stampare 20 mila copie, mi sembra una follia. E poi quanto tempo ci ho speso: l'ho scritto, riscritto, cancellato, mi sembrava misero. E la scelta delle foto: le più significative della mia carriera, più quelle del mio album personale, io a sei anni con papa, a sette con la classe, io che faccio la prima comunione» ("la Repubblica", 2 novembre 1991). Moana accoglie i suoi ospiti in culottes e reggipetto di paillette nere sotto una vestaglia di seta nera lunga, stretta in vita da un solo bottone con gonna a ruota, maniche lunghe con polsi e spalle decorate in paillette e perle nere. Così, infatti, ancora oggi la vediamo sorridere porgendo il suo libro.
Per sostenere l'immagine di scrittrice Moana realizza un bel servizio fotografico con Elena Somarè con la famosa Olivetti lettera 35. In alcuni scatti la vediamo pensierosa e concentrata dietro la macchina da scrivere, altri in pose più ironiche e abiti più succinti accanto ad essa.
L'uscita del libro è preceduta da un certo clamore soprattutto per la curiosità sugli amanti di Moana di cui la pornostar ha promesso di dichiarare nome e cognome e di valutarne le performances con dei voti. Così accanto a Luciano De Crescenzo che alla notizia del libro telefona a Moana per sapere un po' ansiosamente la sua "pagella", troviamo il più flemmatico Arbore che dichiara «Se c'ero dormivo» ("L'Espresso", 17 novembre 1991), la difesa d'ufficio dell'allora compagna dell'ex tennista Nicola Pietrangeli, Licia Colò e la grande ombra di Bettino Craxi, l'unico di cui Moana non abbia fatto il nome.
Così Moana ha voluto dar forma all'aforisma ispiratore del libro Vivi come se dovessi morire domani e pensa come se non dovessi morire mai, motto di Seneca che Moana dice di aver tratto da Julius Evola ("Roma", 5 novembre 1991).
La filosofia di Moana
Vivi come se dovessi morire domani e pensa come se non dovessi morire mai
Di Moana Pozzi
Editore: Moana's Clubhttp://www.moanamoana.it/autodiva/scrittrice/intro.html
"La filosofia di Moana". Storia di una autobiografia
Agli inizi di marzo 1991 Moana dichiara che sta scrivendo un libro sulla propria vita, una sorta di autobiografia, in cui farà il nome di molti dei suoi uomini tra cui anche un prete dai particolari gusti sessuali. Il semplice e autoreferenziale titolo Moana ("Flash", marzo 1991) sarà ben presto sostituito dal più colto La filosofia di Moana. Il riferimento alla letteratura erotica francese viene evidenziato da Laura Laurenzi che titola la propria recensione La filosofia nel boudoir ("Il Venerdì di Repubblica", 5 aprile 1991, p. 31) e da Claudio Lazzaro che descrive il libro come «qualcosa che sta a mezzo tra il memoriale, il diario intimo e la raccolta di "pensées"» ("Europeo", 12-22 marzo 1991, pp.50-53). Alla cultura francese, infatti, oltre ai contenuti, sembra riportare anche la forma manualistica che Moana ha voluto dare al testo. Non può comunque sfuggire la similitudine con La filosofia di Andy Warhol, il libro autobiografico dell'artista americano più amato da Moana che, infatti, ne possedeva una copia, edito in America nel 1975 e in Italia nel 1983 per i tipi di Costa & Nolan (II edizione 1990). Moana pensava che Warhol fosse simile a lei per «la stessa capacità di mettersi in mostra, di promuovesi, di apparire, di stupire, il disinteresse per la cultura ufficiale, l'amore per il denaro, il vouyerismo» ("Moana's Club", Album n. 1, maggio 1993).
Ma lasciamo a Moana il compito di descrivere il proprio scritto: «…il mio libro non è pornografico. Certo, ci sono gli argomenti erotici come quelli privati. E' un dizionario, centodieci pagine con foto in bianco-nero. Dalla A alla Z la mia filosofia di vita. L'ho scritto sotto forma di dizionario proprio perché sarei stata incapace di metterlo in quella narrativa. Sono sicura che il lettore apprezzerà quello che dico anche se non è scritto benissimo» ("Gazzetta del Mezzogiorno", 5 marzo 1991).
In altre interviste Moana rivela di aver dapprima redatto il testo come un memoriale, tanto che mostra il manoscritto all'inviato di "Epoca", ma poi "…ho pensato che era un po' presto … la mia età intendo … però non è detto che tra qualche anno … eccolo, ho trovato il manoscritto … vede è scritto proprio a mano …» ("Epoca", 1 maggio 1991).
Anche lo schernirsi sullo stile letterario è più piaggeria che altro. In realtà Moana è pienamente consapevole di aver scelto «una lingua molto "parlata", un taglio dialogato» e lo ha fatto «per essere alla portata di tutti» lasciando gli «esercizi di calligrafia al privato» ("La Gazzetta del Lunedì", 5 marzo 1991).
L'idea del volumetto si deve, a quanto racconta la stessa Moana a Lazzaro di "Europeo", alle Edizioni Prisma che dopo averla contattata «le avevano mandato una giornalista con 300 domande. Cinque cassette registrate. Ma quando la "negra" ha mostrato il fascicolo Moana non si è riconosciuta per niente. "Una cosa tremenda. Mi facevano passare per una vittima della celluloide."» ("Europeo", 22 marzo 1991).
Invece Noa Bonetti (Un'amica di nome Moana, Sperling & Kupfer Editori, Milano 1995), la giornalista a cui si deve la registrazione delle cinque cassette audio, racconta che l'idea nacque ai tavoli del Bar Vanni:
«Senti Moana, mi dici sempre di scrivere - quando vorrò - la tua vita. Ma perché non lo facciamo assieme? Perché non fare un libro a quattro mani? Trovo io l'editore?». Quindi iniziarono i racconti e le registrazioni con l'obbiettivo di far uscire il libro in contemporanea con il film Ecstasy (1989, regia Luca Ronchi). La prima lettura sembra abbia entusiasmato Moana: «Il libro è bellissimo. Mi riconosco appieno, perfettamente. Lo pubblichiamo e poi ci facciamo pure un film», che poi, però, ci ripensò: «Sai Noa, purtroppo dobbiamo accantonare il libro. Ma solo per adesso, te lo assicuro. Mi servono soldi per la casa che ho comprato sulla Cassia e l'unico sistema per averne tanti e subito, è che io tiri fuori qualcosa di spinto da vendere durante i miei spettacoli». Così ebbe termine, a dire della Bonetti, la collaborazione con la giornalista e prese corpo La filosofia di Moana.
Sicuramente l'idea di una biografia allettava Moana, ma ancora di più lo dovette fare l'idea di una autobiografia lei che, come racconta in La filosofia di Moana alla voce "Diario", da sempre scriveva «su agende, quaderni e fogli volanti gli avvenimenti della mia giornata, sensazioni e pensieri». È probabile, quindi, che il materiale accumulato casualmente prendesse man mano una forma più ordinata, più logica, dapprima come racconto autobiografico di tono memorialistico, infine in quel modo originale e definitivo che è La filosofia di Moana.
D'altronde in questo periodo Moana sente fortemente l'esigenza di prodursi in proprio. In questo senso, infatti, va inteso il rifiuto a pubblicare con case editrici note per diventare lei stessa editrice del proprio libro con il marchio Moana's Club, registrato appositamente.
L'idea sembra aver preso corpo lentamente. All'inizio di marzo Moana dichiara di volersi appoggiare «ad una casa per la distribuzione, ma le spese di stampa e soprattutto le responsabilità di fronte a querele o ad altri problemi legali le affronterei per conto mio» ("La Gazzetta del Lunedì", 5 marzo 1991), quindi di voler stampare e distribuire il libro in proprio «piuttosto che accettare tagli, censure, o anche l'impostazione di uno stile diverso dal mio» ("Europeo", 22 marzo 1991). Infine crea una propria casa editrice con il marchio Moana's Club, il cui logo un gatto con in bocca un topo viene ideato da Luca Ronchi, e vi pubblicherà come testa di serie la propria biografia. Inconsueta anche la scelta di distribuirla attraverso le edicole in modo da raggiungere «un pubblico più vasto». In realtà in questo modo Moana sa di arrivare velocemente e con sicurezza al "suo" pubblico, quello che le farà sostenere un orgoglioso «Io so che andrà a ruba» ("Gente", 9 giugno 1991). Tant'è che oggi il libro è introvabile!
La presentazione di La filosofia di Moana avviene il 30 novembre all'Osteria dell'Orso alla presenza di una quindicina di giornalisti. La sobrietà della cerimonia era già stata anticipata da Moana alla Laurenzi, giornalista di "la Repubblica": «Farò soltanto una cena ristretta con una quindicina di giornalisti a fine novembre, pochi giorni prima che esca il libro. Nessuna presentazione nuda alla Busi, nessuna festa cretina e dispersiva. Non è certo un libro che ho fatto per guadagnare dei soldi, anzi, per ora ce ne ho solo messi di tasca mia: più di 60 milioni per stampare 20 mila copie, mi sembra una follia. E poi quanto tempo ci ho speso: l'ho scritto, riscritto, cancellato, mi sembrava misero. E la scelta delle foto: le più significative della mia carriera, più quelle del mio album personale, io a sei anni con papa, a sette con la classe, io che faccio la prima comunione» ("la Repubblica", 2 novembre 1991). Moana accoglie i suoi ospiti in culottes e reggipetto di paillette nere sotto una vestaglia di seta nera lunga, stretta in vita da un solo bottone con gonna a ruota, maniche lunghe con polsi e spalle decorate in paillette e perle nere. Così, infatti, ancora oggi la vediamo sorridere porgendo il suo libro.
Per sostenere l'immagine di scrittrice Moana realizza un bel servizio fotografico con Elena Somarè con la famosa Olivetti lettera 35. In alcuni scatti la vediamo pensierosa e concentrata dietro la macchina da scrivere, altri in pose più ironiche e abiti più succinti accanto ad essa.
L'uscita del libro è preceduta da un certo clamore soprattutto per la curiosità sugli amanti di Moana di cui la pornostar ha promesso di dichiarare nome e cognome e di valutarne le performances con dei voti. Così accanto a Luciano De Crescenzo che alla notizia del libro telefona a Moana per sapere un po' ansiosamente la sua "pagella", troviamo il più flemmatico Arbore che dichiara «Se c'ero dormivo» ("L'Espresso", 17 novembre 1991), la difesa d'ufficio dell'allora compagna dell'ex tennista Nicola Pietrangeli, Licia Colò e la grande ombra di Bettino Craxi, l'unico di cui Moana non abbia fatto il nome.
Così Moana ha voluto dar forma all'aforisma ispiratore del libro Vivi come se dovessi morire domani e pensa come se non dovessi morire mai, motto di Seneca che Moana dice di aver tratto da Julius Evola ("Roma", 5 novembre 1991).