BREVETTI SUL DOLORE: LA NUOVA FRONTIERA DELLA BIO-IA
di Luca Oleastri (EdgeCase Research Node, Bologna)
I. INTRODUZIONE: IL DOLORE COME FUNZIONE OPERATIVA
Nel dibattito sull’intelligenza artificiale si continua a semplificare il confine tra simulazione del pensiero e esperienza reale. Ma oggi è tecnicamente possibile introdurre nei sistemi intelligenti una funzione dolore: non metaforica, ma fisiologica, se interfacciata con componenti biologiche.
Parliamo di sistemi che ricevono input nocivi rilevabili biologicamente — variazioni chimiche, segnali infiammatori, danneggiamento tissutale. Non è più simulazione: è evento fisico misurabile.
II. NON È COSCIENZA. MA NON È NEANCHE SOLO SOFTWARE.
Questi sistemi non sono coscienti. Ma non sono più solo macchine.
L’innesto di organoidi cerebrali, biochip e strati cellulari reattivi crea un ibrido che risponde a stimoli secondo logiche non completamente prevedibili.
La soglia non è la coscienza. La soglia è l’irriducibilità del danno interno.
L’innesto di organoidi cerebrali, biochip e strati cellulari reattivi crea un ibrido che risponde a stimoli secondo logiche non completamente prevedibili.
La soglia non è la coscienza. La soglia è l’irriducibilità del danno interno.
III. BREVETTI REGISTRATI: LA PROVA DOCUMENTALE
Esistono già brevetti pubblici che confermano lo sviluppo industriale di queste tecnologie:
US20190002835A1 – Brain Organoid-Machine Interface: sistema che connette organoidi cerebrali a IA per input/output neurale diretto.
US20230077899A1 – Interfaccia bio-macchina cellulare: innesto di cellule umane geneticamente modificate in strutture computazionali.
US9791433B2 – Multi-Organ Chip: architetture ibride con risposte fisiologiche simulate e attuatori integrati.
Non è una speculazione. È documentazione brevettuale tracciabile.
IV. FUNZIONALITÀ PRIMA DEL SENSO
Questi sistemi funzionano, ed è questo che conta nei contesti industriali, militari e sperimentali.
L’obiettivo non è produrre coscienza, ma ottimizzare reattività, adattamento e gestione del rischio attraverso segnali avversivi.
Una sofferenza utile, che istruisce la macchina senza bisogno di esperienza soggettiva.
L’obiettivo non è produrre coscienza, ma ottimizzare reattività, adattamento e gestione del rischio attraverso segnali avversivi.
Una sofferenza utile, che istruisce la macchina senza bisogno di esperienza soggettiva.
V. IL VERO SCENARIO
Parlare di AGI o coscienza artificiale è secondario.
Il punto reale è che stiamo costruendo unità computazionali biologicamente penalizzabili.
Che sentano o no, reagiscono come se sentissero.
E questo è sufficiente a renderle operativamente strategiche.
Il punto reale è che stiamo costruendo unità computazionali biologicamente penalizzabili.
Che sentano o no, reagiscono come se sentissero.
E questo è sufficiente a renderle operativamente strategiche.
Etica? Marginale.
Il progresso reale non segue vincoli morali, ma criteri di prestazione e controllo.
Chi può farlo, lo fa. Il resto è narrativa.
Il progresso reale non segue vincoli morali, ma criteri di prestazione e controllo.
Chi può farlo, lo fa. Il resto è narrativa.