Crotone in A. La civiltà del calcio e di una terra chiamata Calabria


Di PIERFRANCO BRUNI


Se l'identità nazionale è stata riscoperta o recuperata durante i Mondiali di calcio quando vincemmo in mostro straordinario.
Erano gli anni Ottanta credo che io abbia buone ragioni a rivendicare, cosa comunque che ho sempre sottolineato e continuo con il mio lavoro di scrittura, ad essere orgoglioso fortemente del fatto che la squadra di calcio del Crotone sia salita in seria A.
Crotone poi è la città che io amo dopo Cosenza. La città che ha la dignità di una storia che è archeologia e letteratura. Siamo calabresi noi calabresi perché non siamo altro perché siamo noi. Lasciate che passi per presuntuoso. Ma la mia identità è questa.
Non è banale che il Crotone sia in se tua A.
Dimostra che la Calabria non è "molle".
Ha le sue radici che dono fatte fi terra... D'altronde per dirla con Repaci il Dio prima fece la Calabria e poi pensò al resto... Beneficio di inventario nella Ironia. Ma siamo figli di eretici.
Figli di eretici e di disubbidienti. Figli di pirati della luce e dei guerrieri che sanno lottare sino a vincere o morire. E coerenti. Sempre.
L'orgoglio di essere Calabria. La vera grande Magna Grecia. Lo sport è simbolo mito gloria sfida. La Calabria in seria A.
Crotone. Città di Pitagora.
Alvaro: La Calabria è il Mediterraneo degli azzurri e del bianco dove i padri raccontano il sogno di Telesio l'eresia di Campanella il sogno di Gioachino da Fiore.
Grisi: La Calabria resta la casa dove i colombi della nonna raccolgono le briciole dei silenzi per viverlo lungo il mare l'Aspromonte la Sila il Pollino.
Bruni: La Calabria è quando ti attacca la solitudine e il tuo abitarla è vivere il centro del Mediterraneo nelle voci che mai tradiscono e mai resterai solo.
Pavese: La Calabria è greca perché ha le radici di Ulisse e l'orgoglio di essere elegante nobile e selvaggia. Qui tutto è greco.
Berto: Questo pezzo di terra ha preso il mio cuore e le ombre hanno il sole del tramonto sulle coste che sanno di Alba.
Selvaggi: Siamo un orizzonte di coscienze che conoscono il religioso e la magia.
Pitagora sa che i numeri sono simboli e i simboli sono destino. La favola si incontra con la profezia. Le nostre donne hanno le bellezza negli occhi e vivono la magaria nel mistero.
San Francesco è il profeta che lega la Calabria all'infinito. E qui tutto ha un senso. San Francesco di Paola. Il mio. Il nostro. San Nicola di Longobardi. I miei cinque fratelli.
Crotone e il suo mare.
Pitagora osserva ascolta e detta le alchimie. San Francesco intreccia le lingue e gli amori.
Arabi bizantini albanesi occitani nobili aristocratici contadini marinai naviganti. Siamo il destino dei passeggeri che navigano su un mantello.
Lorgoglio di essere calabresi. Essere nella Magna Grecia da Mediterranei.
Lo sport il calcio legano come nei giochi dell'antica Grecia. Come i bronzi di Riace come la dea in trono.
Nel mito e nel sacro. Noi siamo calabresi non solo per eredità ma anche per destino e profezia. Perché Berta ha sempre saputo filare...
Essere calabresi nella Magna Grecia che è Mediterraneo. Occidente ed Oriente. Eredi di questo Mediterraneo che include civiltà. Popoli che si incontrano. Fanno festa.
Oggi Crotone è la sintesi di una eredità che è testimonianza. Mettiamo una rosa in un bicchiere come ebbe a recitare Franco Costabile e osserviamola. Diventerà un roseto.
La Calabria è la grande madre della magari a e del sacro.