Da: Pierluigi Casalino <pierluigicasalino49@gmail.com>
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Nel Nord Italia, dal 1944 fino a ridosso dell'insurrezione e della liberazione del 25 aprile 1945, si registro' un crescendo di azioni violente da parte delle brigate nere .Tali gesta sconsiderate, avvenute in molti luoghi, erano persino condannate da settori non irrilevanti dello stesso fascismo che le ritenevano intollerabili e controproducenti nel contesto del conflitto in atto con i partigiani. Secondo le relazioni inviate alle superiori autorità della RSI un simile comportamento forniva alla popolazione già provata un'immagine distorta del regime di Mussolini. Se è vero che anche alcune frange estremiste di partigiani sfuggirono al controllo dei responsabili della Resistenza Nazionale, compiendo azioni, in certi casi, non meno riprovevoli, va ricordato che gli eventi andarono scivolando verso una tragica china che soltanto con il progressivo ristabilimento dell'ordine, della legalità e della pacificazione nazionale dopo il 25 aprile, nel segno della ritrovata democrazia, vedrà una conclusione. Si tratto' in ogni caso di una fase storica sulla quale ancora, ai giorni nostri, pesano giudizi contrastanti. A spingere le passioni ci saranno, in seguito, le vicende della Guerra Fredda, ma, anni di piombo a parte, l'eleganza e la correttezza dei rapporti politici ed istituzionali, pur nell' asprezza della polemica ideologica, mai mise a repentaglio la convivenza civile e democratica. Non solo: il livello culturale e soprattutto di cultura e di formazione politica si elevava di gran lunga all'attuale appiattimento della classe politica. Oggi, inoltre, in una fase storica di estremizzazioni legate ad un contesto internazionale surriscaldato da nuovi e più insidiosi conflitti legati al fanatismo religioso e a nazionalismi o sovranismi non meno pericolosi, riemergono le tossine di un confronto innaturale rispetto alla logica del tradizionale e meditato confronto al quale ci aveva abituato la Prima Repubblica. La stessa classe politica di oggi, e non solo le frange arrabbiate e sciolte di movimenti privi di educazione al dibattito e all'analisi approfondita dei fatti, al senso critico e all' amore per la conoscenza, non pare più all'altezza del suo ruolo di mediazione e di sintesi. E ciò aldilà degli schieramenti. L' augurio è che presto una rigenerazione morale e politica, secondo la normale scansione dei corsi e dei ricorsi storici, possa ristabilire equilibri e modelli della convivenza democratica.
Casalino Pierluigi.
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Roberto Guerra