Vitaldo Conte: Scrittura-Pittura in Sicilia



Vitaldo Conte: Dai Nuovi Segnali alla Scrittura-Pittura anni '80
Attraversando la Sicilia con il ricordo di Filiberto Menna

Questo testo, oltre a costituire una mia "storia artistica", vuole ricordare la Scrittura-Pittura: una espressione d'arte che ha avuto come riferimento critico la figura di Filiberto Menna. Il suo percorso espositivo attraversa la Sicilia: ha il suo inizio a Erice e la sua conclusione a Bagheria. (…)

Nuovi Segnali della Scrittura come Arte

Le ultime esperienze verbo-visive italiane si delineano, agli inizi degli anni '80, come un qualcosa di estremamente eterogeneo, di difficile catalogazione e dagli esiti imprevedibili. Per definire un possibile rapporto di continuità e diversità fra queste poetiche, negli anni '70-'80, curo l'Antologia Nuovi Segnali (Maggioli Ed., 1984). Scrivendo sugli ultimi segnali espressi da autori operanti dagli anni '70 in poi, che ridefiniscono il loro rapporto parola-immagine con una rilevabile eccedenza della componente visuale rispetto a quella verbale, rilevo che quest'ultima, giungendo alle estreme possibilità, rischia «probabilmente un ritorno allo specifico, che non sarebbe stato più quello di partenza. Cioè quello verbale».
(…) L'antologia è presentata, in un grande evento, a Roma (Casa della Cultura) il 5 aprile 1984. Nell'occasione si svolge un dibattito sulle Esperienze verbo-visuali e di poesia sonora a cui partecipano, oltre a Filiberto Menna, Mario Lunetta, Cesare Milanese, Achille Perilli, Mario Verdone ed io.

Pittura-Scrittura-Pittura (Erice 1987)

Possibili riferimenti della visualizzazione pittorica della scrittura, oltre che segnali premonitori, sono da considerare, negli ultimi anni Cinquanta e nel decennio successivo, l'esperienza della pittura segnico-gestuale, principalmente dell'area romana (Capogrossi, Accardi, Sanfilippo, Novelli, Twombly, ecc.), soprattutto nell'accettazione di un segno autonomo quale personale alfabeto o grafìa pittorica.

L'alternanza dei diversi equilibri tra polarità scritturali e pittoriche, negli eventi artistici dagli anni Cinquanta agli Ottanta, ha una prima qualificante focalizzazione in una rassegna, ideata da Filiberto Menna – con Fulvio Abbate e Matteo D'Ambrosio –, Pittura Scrittura Pittura, che inizia in Sicilia – presso 'La Salerniana' di Erice (TP) nel 1987 – per proseguire a Suzzara, Milano, Roma nel 1987-88. Nella mostra vengono tracciati i possibili momenti di questo processo, attraversante direzioni diverse e continuamente variabili tra pittura e scrittura.

(…) Nel terzo momento c'è la scrittura-pittura degli anni Ottanta, in cui s'inverte il procedimento della fase iniziale, con un ritorno della scrittura a una esperienza di pittura: «Si tratta di una esperienza relativamente recente, situabile per intero negli anni Ottanta e rappresentata quasi interamente da artisti che hanno alle loro spalle una lunga presenza nell'ambito dell'arte intesa come una esperienza scritturale. (…) Ciò che muove oggi il lavoro di Blank e di Xerra, di Cattania e di Binga, e del più giovane Conte, è l'esigenza di allentare ancora di più i legami tra segno grafico puro e unità riconoscibili della lingua» (F. Menna).

Sottosuolo del linguaggio (Bagheria 1989)

Filiberto Menna, nel suo ultimo testo (prima di morire), introduce la mostra Sottosuolo del linguaggio (scrittura pittura scultura) (Gall. E. Pagano, Bagheria; Catania; 1989), in cui espongono: Tomaso Binga, Vitaldo Conte, William Xerra; i siciliani Silvio Guardì e Giovanni Leto. Rileva che «Questa nuova proposta critica sui rapporti tra scrittura e pittura non può non rimandare a due precedenti immediati e cioè alla mostra Pittura Scrittura Pittura tenutasi nel 1987 a Erice (...) e Passages (scrittura-pittura) (…) nel 1988», individuando il superamento della "soglia" della pertinenza linguistica nelle nuove esperienze scritto-pittoriche, in quanto questo oltrepassare implica «con tutta evidenza, lo sconfinamento in altri ambiti disciplinari, e tra questi il campo della pittura». Queste poetiche, per Menna, «attingono sì a un repertorio linguistico legato agli automatismi caldi dell'arte informale, ma li sottopongono a una sorta di processo di rallentamento e di raffreddamento, per controllarne meglio il funzionamento e discendere, con essi, nelle profondità del soggetto».

Nel catalogo Francesco Gallo esamina il lavoro degli artisti, tra cui il mio: «Vitaldo Conte, artista di raffinata intuizione poetica, agisce sui margini estremi della pittura e della scrittura, cogliendo uno speciale punto di confine fra i due mondi (…). Fra pittura e scrittura, in un felice crepuscolo, (…), accanto alle suggestioni del più felice Capogrossi, Vitaldo Conte intesse una sua tela dalle decorazioni secessioniste, misteriose, simboliche. Sembra di assistere ad un immaginario dialogo con Klimt, soffuso di una musicalità intrinseca (...). In lui sembra che si destino le ombre e le luci dell'ispirazione enigmatica dell'arte attraversatrice dello spirito dionisiaco e di quello ordinatore, consumando tutte le possibilità espressive di un momento creativo, per poi disporsi a consumarne uno successivo, e così in una lunga teoria».