LE ORIGINI DELLE RELAZIONI TRA LA CINA E IL PAKISTAN E IL CONFLITTO CON L'INDIA


Da: Pierluigi Casalino  
 
 
Nel 1951 il governo pakistano riconosceva ufficialmente la Repubblica Popolare Cinese. Da allora il rapporto tra il Pakistan e la Cina si sono andati consolidando fino all'attuale condizione di relazione strategica tra Pechino ed Islamabad. Nonostante la forte influenza americana (peraltro non più accolta con la sensibilità di una volta), negli ultimi anni il ruolo della Cina si è rafforzato in maniera crescente in Pakistan fino all'attuale sofisticata partnership, le cui prospettive aprono, per il futuro, un inedito ciclo di collaborazione. La rivalità con l'India, pur in una fase più decisa, oggi, di ricerca della distensione con New Delhi da parte di entrambe le due potenze asiatiche tra loro alleate, non mancano di punti di criticità che segnano la situazione regionale dell'Asia meridionale, resta uno degli aspetti più importanti in quello scacchiere.
Non è qui il caso di esaminare la presente stagione cino-pakistana, ma invece di risalire storicamente ai primi sviluppi dei rapporti tra i due paesi. E ciò per comprenderne non solo le origini, ma anche le ragioni profonde. La natura dei rapporti tra Karachi (sostituita come capitale nel 1968 da Rawalpindi, a sua volta in seguito rilevata da Islamabad) e Pechino testimonia nel modo migliore la volontà d'accomodamento che ha trovato, dall'altra parte, una volontà analoga. Se, infatti, dal 1965, il dissidio ideologico cino-sovietico e la rivoluzione culturale portarono la Cina ad assumere posizioni sempre più rigide nel Terzo Mondo, con la promozione di movimenti rivoluzionari sovversivi e capaci di minacciare la stabilità del Sud Est Asiatico, in particolare l'Unione Indiana. La guerra indopakistana del 1965 fu sfruttata in chiave indiana dalla Cina, che, consapevole dell'indiretto appoggio sovietico all'India (mentre l'America si manteneva neutrale), affermò l'impossibilità di regolare una crisi nell'area senza il contributo cinese. L'appoggio incondizionato di Pechino al Pakistan significò che la Cina intendeva attizzare il fuoco per ribadire il suo ruolo di potenza egemone nella zona. E d'altronde la Cina cercò di impedire ogni possibile riavvicinamento tra India e Pakistan e soprattutto di ostacolare un riavviato accordo tra Mosca e il Pakistan stesso. A tale riguardo i cinesi concessero nel dicembre 1968 un credito notevole al Pakistan nel settore commerciale, cementandolo con la comune ostilità contro l'India. Il cambio di guida nel governo pakistano da Ayub Khan, costretto a ritirarsi, a Yahya Khan vide la Cina manifestare immediatamente la propria amicizia al Pakistan a fronte del progetto lanciato dalla Russia sovietica in vista di un trattato di sicurezza collettiva in Asia. Pechino, dal canto suo, controllava il pur minimo segnale di miglioramento indo-pakistano, al fine di evitare una diminuzione dell'influenza cinese nel Paese. Dopo un lungo periodo di stretta collaborazione, Cina e Pakistan non sembrano tuttora intenzionati a modificare i termini di una proficua relazione, aldilà dell'irrompere di nuovi ed imprevedibili scenari internazionali. Il gioco delle grandi potenze su equilibri precari non ha finora provocato nel subcontinente indiano danni irreversibili, ma la complessità della partita in atto non esclude certo esiti pericolosi.
Casalino Pierluigi

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