"Le ragioni della pecora" di Luca Delmedico di Manuela Vio

cop_leragionidellapecora[1].jpgLuca Delmedico è nato a Macerata nel 1978 e ha scritto un libro: “Le ragioni della pecora” edito da Albatros Il Filo. Un libro breve, di appena 85 pagine, ma come affermato dall’autore stesso: “il coraggio di pubblicare un testo breve non è da tutti”.

Pagine riempite da una storia particolare, dove l’unico e indiscusso protagonista è Giacomo Lupo, uomo di un certo spessore sociale, uomo d’affari, realizzato nel lavoro e soprattutto da se stesso. Infatti Giacomo, “Lupo” di nome e di fatto (forse), è fiero di ciò che è, loda se stesso in modo quasi maniacale.

Questo testo si divide in due parti dove, nella prima, si descrive Giacomo Lupo come: il meglio, non esiste uomo migliore. Dal lavoro alle donne e, naturalmente, alla vita stessa. Questo, Luca Delmedico, ci vuol far credere: che Giacomo Lupo, il suo personaggio (forse personaggio lo è davvero, ma non è completamente inventato) sia la classica persona convinta che, se non ci fosse lui, il mondo non girerebbe nemmeno (e ce ne sono molte di queste persone).

La seconda parte invece, vede Giacomo come un essere umano in continuo conflitto con se stesso, dove quella perfezione di cui si parla nella prima parte è solamente un peso per lui, una cosa che lo rende “anormale”, un difetto anziché un pregio. Essere “il migliore” lo isola dal mondo e dagli altri.

Non nego che all’inizio il personaggio di Giacomo Lupo mi ha infastidito non poco. Il fatto di essere troppo fiero di sé, il lodarsi in continuazione, il credere di essere il migliore di tutti, ha fatto scattare dentro di me quel sentimento di disagio e irritazione come quando si incontra una persona come lui.

Man mano che continuavo con la lettura mi sono ricreduta. Certo non ho cambiato idea sul fatto che Giacomo Lupo fosse una persona egocentrica e piena di sé, però qualcosa, letto tra le righe invisibili del testo, mi ha fatto pensare e credere che questo personaggio, quest’uomo “lupo”, tanto “lupo” non sia. La sua vita, sebbene invidiata dalla maggior parte delle persone (del libro e di chi legge), può sembrare una vita meravigliosa, piena di impegni, di cose da fare, di persone importanti da incontrare e via dicendo, ma non sempre l’apparenza della vita che conduce una persona è equiparabile alla vita privata ed interiore. Infatti, Giacomo è sì un uomo d’affari importante, e anche se si sente, o forse vuol far credere, di essere il migliore, dentro di sé alberga l’anima di un uomo infelice, di una persona bisognosa di tutto, dall’amore all’amicizia, dall’affetto al conflitto con gli altri.

Giacomo Lupo è un uomo triste e quasi nessuno se ne accorge, ma basta guardarlo attentamente negli occhi che, al posto della luce, si scorge un’ombra. Un uomo che non vuole più andare avanti e “farcela” da solo e che afferma, citandolo direttamente: “se farcela significa farcela da solo, allora non voglio più farcela”. 

Per troppi anni ha portato sulle spalle il fardello di essere il migliore e quando si arriva ad un certo punto della vita, questo fardello diventa insostenibile e lo si vuole lasciare per strada, ma non sempre è così facile.

Probabilmente, Giacomo Lupo, non sa che cosa voglia dire amare veramente, ha avuto molte donne “pecora” nella sua vita: loro si innamoravano di lui per la sua apparente perfezione, e lui credeva di essersi innamorato di loro. Ma se fosse stato tanto perfetto probabilmente non avrebbe avuto così tante donne, bensì una sola, e questa cosa ha una semplice spiegazione: una persona se la si ama veramente è difficile lasciarla, soprattutto se è così perfetta come viene vista e descritta.

Giacomo Lupo, centro dell’attenzione delle famigerate “pecore”, viene paragonato da esse quasi ad un Dio. Il fatto di non esserlo però, è palese per lui, ma non di certo per chi gli sta attorno. 

La vita di questo personaggio, è rimasta un po’ dentro di me perché, togliendo le parti dove lui loda se stesso e la sua perfezione, è la vita di una persona come tante che cerca la felicità nell’amore, nella vita e nel quotidiano. Non sempre certo la trova, ma alla fine, è felice lo stesso perché è arrivato a quel punto della vita in cui le decisioni importanti sono già state prese. E anche se alcune sbagliate, gli sono talmente care e preziose come quelle giuste che le ricorda e le tiene nel cuore.

Ho pensato molto in quale categoria poter inserire “Le ragioni della pecora”: autobiografie, romanzi etc… ma sinceramente non saprei proprio dove collocarlo. È un testo particolare che il lettore sente un po’ suo, e proprio per questo è un testo che può essere letto da chiunque. È un libro che racconta molte storie vissute in una vita, ci sono piccole perle di saggezza che ho estrapolato dalle righe e, per fare un esempio, vi cito questa:

 

Il “ti voglio bene” è solo la constatazione di un sentimento che poi lascia liberi di voler bene ad altri, e anche di non essere ricambiati. Senza una finalità, senza scopo: si vuole bene e basta. Invece si ama sempre per qualcosa, e forse quell’amore è solo una scusa per le nostre debolezze. […] Io le avrei voluto bene a lungo, lei mi avrebbe amato per poco. E forse è solo una questione di saggezza.

 

Certo è una frase che colpisce e se la si legge più di una volta si riesce a carpire quell’essenza profonda di cui essa è padrona.

L’autore stesso, Luca Delmedico, sostiene che le “pecore” del titolo e conseguentemente anche del testo, non siano le sole donne, come si potrebbe percepire leggendo il libro: il termine, è riferito a tutte le persone in generale. Penso però che in particolar modo, il sesso femminile si possa sentire più coinvolto a livello personale e mi viene in mente una frase pronunciata dalla grande Maria Callas che, forse, fa al caso nostro:

 

“Le donne non sono sufficientemente alla pari con gli uomini, così dobbiamo renderci indispensabili. Dopo tutto, abbiamo l’arma più grande nelle nostre mani: siamo Donne”.

 

Concludendo, penso che non si tratti di una questione di essere lupo, pecora, cane o qual si voglia animale. La questione è che siamo tutti esseri umani, compreso Giacomo Lupo: siamo tutti capaci di essere felici, tristi, di sbagliare a volte, ma in alcuni casi forse (non frequenti come quelli del protagonista di questo testo) anche noi, da bravi esseri umani, a volte ci sentiamo migliori di altri. Non fa niente se il nostro “migliore” svanisce dopo pochi minuti, l’importante è riuscire a provarlo almeno una volta. E sono convinta che tutti noi, una volta nella vita, ci siamo sentiti migliori di altri. È solamente una questione di crederci o meno.

 

Manuela Vio

 

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video http://www.youtube.com/watch?v=yRh3R0QeR5Y

 

Citazione: “Le cose vanno sempre come devono andare” – Luca Delmedico –


  
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