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Intervista di Roberto Guerra a Mauro Biuzzi sull'eBook "Braci di Beppe Salvia":
1. Mauro, una retrospettiva su un grande poeta di certa stagione letteraria romana?
1. "Mater semper certa est, pater numquam"... Direi che Beppe ha capovolto poeticamente e socraticamente questa nozione del diritto genealogico naturale. Culturalmente parlando, Beppe non fu affatto "figlio" di una "stagione letteraria romana" certa, di una poetica collettiva, di un movimento, di un clan, di una tribù metropolitana. Questo è un falso mito neo-romantico e commerciale che il mio omaggio, fin dal titolo, vuole sfatare per sempre. Salvia non fu Generazione o "Jugendstil". Tantomeno ebbe alcuna Visione del Mondo. Non ebbe stile. Non ebbe precetti e non dette soluzioni. Non civilizzò. " Io uso il pensiero del mondo" (Appunti 1982, 1982). Invece fu padre certo della sua scrittura e la fece bella come una Madonna. Padre di una scrittura che fu creatura certa della sua personale e completa conoscenza della sua epoca, del suo tempo, della sua stagione. Epoca che seppe rappresentare virilmente e in solitudine come nessun altro, fino ad esserne travolto, come un vero campione. Perciò ho intitolato "Braci di Beppe Salvia" il mio omaggio apologetico: per attribuire a lui solo, qui in pieno accordo con la sua esegesi migliore, la paternità di quella rivista. Rivista che infatti dopo la sua morte chiuse i battenti, con quel profetico numero zero (solitamente numero d'apertura) che conteneva i suoi due testi testamentari "Ultimi versi" e "Cuore". Certo, poi Braci ha avuto anche qualche madre surrogata, molte matrigne, una sorellastra greca, qualche zio d'America e altri parenti lontani. La grande famiglia della Letteratura usò Beppe almeno quanto lui abusò della Letteratura: "misura non è per ridere di Leopardi./ io non ho tempo, e non ho voglia all'arte." (Ultimi versi, 1984).
2. Biuzzi, ma in avanti la riscoperta... la poesia attuale pare in "liquidificazione" quasi, invece Beppe Salvia era/è volontà di bellezza e anima, esatto?