La questione del potere in Italia
L'abbiamo già scritto e riscritto più volte, ma ripetiamo qui ancora che siamo alla vigilia di un nuovo accordo tra le potenze che governano e governeranno con più forza il pianeta, naturalmente in ordine a un nuovo accordo che prima maturerà tra le "grandi potenze" e che trascinerà poi, per sé e con sé, tutte le altre.
In epoca contemporanea alla stipula di un nuovo ordine europeo, così come sancito in fase iniziale dal Trattato di Maastricht firmato il 7 febbraio 1992, in Italia il potere di governo del territorio nazionale - la cui guida reggeva da quasi mezzo secolo - cadde sotto la spinta di Tangentopoli. A seguito di quei fatti giudiziari, cadde un'intera e consolidata struttura di potere nazionale, incentrata su due fulcri - quello della Dc e quello del Pci -, ciascuno in forza del proprio ruolo e della propria funzione in ordine all'esercizio per l'appunto del potere di governo nazionale e locale.
Le strutture del potere "bipartitico", con l'aggiunta dei partiti minori di governo e di opposizione, si sfaldarono e certo il nuovo sistema "bipolare" contribuì - e in effetti ha contribuito -, nei trent'anni trascorsi, a questo disfacimento, e cioè il disfacimento del potere e dell'interesse nazionale.
Prima delle feste natalizie, è sembrato che Silvio Berlusconi aprisse ai leader del cosiddetto "Terzo Polo" – che tale non è in Parlamento – al fine di costruire un nuovo soggetto politico di centrodestra. Ma, già prima delle elezioni politiche, lo stesso Silvio Berlusconi aveva lanciato l'idea di un partito unico o federato con la Lega di Salvini. Oggi, non ancora finite le feste natalizie, ancora Silvio Berlusconi ha rilanciato - dicono egli stesso e i suoi, da un'idea del 1994 – il "sogno" di un Partito Repubblicano in Italia secondo il modello dell'omonimo partito presente negli USA.
A tale proposito, fonti di Forza Italia hanno raccomandato all'attuale Capo del Governo, Giorgia Meloni, di usare "umiltà" nel raccogliere l'invito del Cavaliere, così da permettere "la realizzazione di un bipolarismo efficace". E tuttavia è facile ricordare che, nel corso di questi ultimi trent'anni trascorsi, altra è stata la misura viceversa adottata dal Cavaliere. A detta di Renato Brunetta, suo ex fedelissimo, il Cavaliere avrebbe sempre guidato un partito, prima il Pdl e poi FI, "monarchico al centro e anarchico in periferia", realizzando un valido ed efficace modello di gestione del potere, durato fino ad oggi. Ma, oggi è evidente che questo modello non basta più. Tanto che occorre piuttosto chiedersi se questo modello possa in qualche modo ancora servire. All'invito di Silvio Berlusconi, la risposta dei FdI è stata netta: "non rinunciamo alla guida della coalizione".
E l'inizio del nuovo anno sembra proprio dare conferma e stabilità a questa strategia. Sia a motivo dell'endorsement che Giorgia Meloni ha ricevuto pubblicamente oltre che dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, anche dal Pontefice di Roma, Jorge Mario Bergoglio; sia a motivo della sterile e alquanto inutile polemica montata sulla questione delle nomine (spoils system). E' infatti nel pieno diritto di chi governa scegliere i vertici dell'Amministrazione in modo non solo da rendere più coerente l'azione dell'Esecutivo ma ancor più rendere la struttura di gestione del potere più solida e compatta.
E cioè, in definitiva, fare in modo da creare una struttura di potere a tutela e sostegno dell'interesse nazionale, sia in Italia che in Europa che nel mondo. In Italia, l'avessimo fatto prima, ora ci saremmo trovati senz'altro meglio. E se ancora pensate che non sia così, che il pericolo "fascista" sia di nuovo alle porte, ecc. ecc, vi invito a prestare attenzione all'ultimo messaggio del Capo dello Stato in occasione dell'anniversario del Tricolore italiano, vessillo innalzato per la prima volta nel 1797, i cui principi da esso espressi - ha sottolineato il nostro Capo dello Stato - "rappresentano la risorsa ideale e morale a cui attingere per affrontare le difficoltà che ogni nazione si trova ad attraversare".
Angelo Giubileo
--