Mirko, attore contemporaneo, uno zoom?
Credo che oggi l'essere contemporanei per un attore voglia dire cercare un gruppo di ricerca con il quale, attraverso valori condivisi, realizzare una seria indagine nel tempo; indagine lontana dallo spettacolo d'intrattenimento e dalle logiche dei teatri di repertorio o di impostazione regista -barone.
Purtroppo questo percorso per varie ragioni non l'ho mai fatto, ma confido nella prossima mia esistenza per farlo; mi è sempre mancato il coraggio necessario e una chiarezza di ricerca negli anni della gioventù.
Tuttavia sono entrato in contatto, in fasi diverse della mia vita con alcune realtà di ricerca, di teatro post-drammatico come "Gli Artefatti" di Roma o "l'Out off "di Milano e in passato con alcuni progetti di incredibile innovazione come "Infinities" di Luca Ronconi adattato dal fisico teorico J. Barrows.
I semi di queste esperienze adesso che vivo e lavoro prevalentemente in Croazia, per il teatro nazionale di Fiume, sono diventati oggetto di studio in seguito e di un nuovo atteggiamento rispetto al lavoro sull'attore. Da qualche anno riconosco alcuni miei tentativi di essere al centro del processo creativo.
Pongo maggiore attenzione al processo e meno al risultato e al depotenziamento della forma-dramma.
Mi interessa il rapporto tra le neuroscienze, le tecnologie e l' arte; molto devo a una recente esperienza di borsa di studio allo Schauspielhause di Dortmund a vocazione tecnologica per temi, codici e ricerca che mi ha impegnato come assistente alla regia per tre produzioni.
Partendo dunque dalle mie piccole certezze fondate su un teatro di "tradizione", mi sono avventurato nel buio cosmico , nel rumore bianco. Ho imparato ad apprezzare questo apparente silenzio sconosciuto. Ad esempio ho realizzato per il mio percorso di studi al Conservatorio Tartini di Trieste, installazioni che usavano i dati ricevuti dai sensori biometrici come le onde ECG e del battito cardiaco per gestire immagini e suoni e mi sono ormai convinto sul campo che i confini nel teatro analogico corrispondono solo ai confini della mente.
Mirko, quali performance piu significative, secondo te?
Penso a "Delitto all' isola delle capre" dell'autore Ugo Betti, realizzato su una montagna di terra rossa dal forte impatto visivo ed emotivo per lo spettatore, grazie anche a una drammaturgia ridotta all'osso; alla tragicommedia "Dramma Italiano" che il drammaturgo Edoardo Erba ha scritto per la compagnia del ""Dramma Italiano" di Fiume, di cui ancora sono membro, ambientata nella Yugoslavia di Tito in una Fiume vicina all' esodo di tanti italiani.
Potrei ancora citare un lavoro di teatro-Immagine e di grande impegno fisico, con la regista Olandese Karina Holla dal titolo" Kafka Project: frontiere" tratto dai racconti di Kafka.
Tutte esperienze splendide, eclettiche e al confine con il teatro di tradizione da me sempre ricordate alla luce di altri riflessi e nuove letture.
Devo però concludere che da qualche anno sto diventando sempre più attore-autore delle mie performance. Per citarne un paio la prima riguarda una cibernarrazione presa su modello del Tele-Racconto, sviluppato dal Tecnoartista Giacomo Verde.
Questa mia pillola performativa di 20 minuti, è stata una mia personale rielaborazione di un racconto di Italo Calvino, tratto da una delle Cosmicomiche, dal titolo: "la Spirale".
Mentre raccontavo la storia ero in grado di materializzare delle immagini di sostegno alla narrazione parlata.
In aiuto due mini telecamere, una controller a pedali e una scatola di legno costituita da più livelli e materiali all'interno della quale la telecamera metteva a fuoco, in macro, piccoli oggetti.
Si trattava di una storia post-umana, raccontata da un mollusco, in un mondo quindi "senza occhi". L' occhio "prestato" dalla telecamera si poteva controllare rispetto allo spazio e al tempo con delle funzioni ed effetti costruiti. La mia narrazione avveniva in un tempo presente, in cui mescolavo contributi video preparati e immagini real costruite dal vivo.
Per una serie di ragioni produttive e organizzative fino ad ora l'esperienza non è andata avanti ma è stato da innesco per una nuova avventura solo in apparenza distante, sul tema del "gaslighting", dell'identità, del rapporto macchina-uomo e sulla manipolazione mentale.
Vorrei ambientarla negli anni ' 60/'70 solo per poter costruire un contesto apparentemente distante da noi e accattivante sul genere del "Giallo" italiano.
Mi piacerebbe che l'elemento della manipolazione fosse il suono e che il protagonista fosse un rumorista del cinema di quegli anni: il Foley-documentarista per dirla all'inglese.
Fondamentale è stata l'esperienza in Germania dove mi è stati regalati i diritti di un testo ispirato a un film Fanta-Thriller del regista Strickland dal titolo "Barberian Sound Studio".
Spero di poterlo realizzare il prossimo anno con il contributo decisivo della compagnia presso la quale lavoro e con il supporto di alcuni artisti che stimo ma che per scaramanzia non voglio citare fino a che non avremo maggiori certezze sulla realizzazione.
Mirko, recentemente e attualmente anche una esperienza in Croazia, futuristica, Il Colonnello Futurista del regista Vladislav Knezevic, un approfondimento?
Ci siamo lasciati al debutto del Cortometraggio che da il titolo alla forma di concerto-spettacolo "colonnello futurista" e alle due rappresentazioni a Zagabria presso il centro "Plesni Center", seguita da una seconda a Spalato presso il festival di musica elettronica "Ispod Bine".
La performance ispirata al movimento degli anni '60 "Fluxus movement" ha visto in scena oltre a me nella funzione di attore-performer e assistente alla regia anche i due fratelli musicisti Sinkauz nonchè i due performer del gruppo "Sintesi". Il cortometraggio, che costituiva la parte centrale della performance, oggi si può vedere gratuitamente, disponibile su vimeo a questo indirizzo: https://vimeo.com/389692371.
In attesa di una prossima data in Istria, ci siamo resi conto che potremmo ampliarlo avendo a disposizione ancora qualche giorno di prova. Per questa ragione si è aggiunta al gruppo una drammaturga appassionata di teatro delle avanguardie e di tecnologie.
Ci concentreremo pure sul dare ai raccordi tra musica, video e parola una maggiore cura e ritmicità che nella forma "del flusso" non sempre sono stati efficaci.
Per me coltivare questa idea di spettacolo, nella chiave di riscoperta futurista è dare carburante al mio essere attivo nel presente per costruire un teatro sganciato da ogni logica istituzionale. Per realizzare tutto questo fondamentale l'apporto degli altri artisti di Zagabria a partire dal regista Vladimir Knesevic senza il quale il mio apporto non sarebbe stato possibile.