Il diavolo, si dice, fa le pentole, ma non i coperchi e spesso rimane gabbato, come il povero e celebre arcidiavolo Belfagor della novella di Machiavelli. Ma Belzebub è anche un astuto ragionatore, maestro di sofismi e di paradossi, capace di farla in barba a chiunque, talvolta, in un certo senso, persino al buon Dio, che però tollera fino a un certo punto. Ci sovviene Dante: "Per contraddizion che nol consente - cioè invocando il principio di non-contraddizione, diremmo noi - uno dei "neri Cherubini" di Lucifero riesce a portarsi via Guido di Montefeltro e si allontana fiero della sua vittoria dicendo:"Tu non pensavi ch'io loico fossi"- E analogamente gela il dottor Faust, al punto da far esclamare alla sua vittima, di fronte all'inesorabile fuggire del tempo assegnato: "Rallentate, cavalli, rallentate la vostra corsa nella notte", che precede l'alba della dannazione (Christopher Marlowe, The tragical story of Doctor Faust). Del resto proprio Mefistofele non aveva forse suggerito all'orgoglioso Faust di iscriversi ad un corso di logica, con la perfida intenzione di tirargli un bruto tiro alla fine....A dispetto, dunque, del legame etimologico con il luminoso logos dei Greci, la logica avrebbe in sé un quid di diabolico, dal momento che essa nasce quando il pensiero cessa di essere unitario per dividersi e trasformarsi da olistico in dualistico: in una doppia verità demoniaca, quindi! Se non fosse perché la libertà è concetto divino, si può affermare che tale istanza di libertà non è altro che libertà di giudizio, di critica, in antitesi ad ogni tentazione dogmatica, fideistica o "totalitaria", per prendere in prestito una categoria della politica contemporanea. D'altronde la ricerca delle radici della logica matematica ci riporta alla logica degli Antichi, da Aristotele agli Stoici, agli Scolastici, a Leibniz e si scopre che la considerazione logica sorge in fondo dalla propria negazione, che anticipa i teoremi fi "indicibilità" di Godel!. Questione già affrontata da Platone e dallo stesso Aristotele, oltre che, successivamente, dal suo discepolo arabo-medievale Ibn Rushd (l'Avveroè dei latini). Una verità o proporzione enunciata dal filosofo stoico Crisippo, che emerge "obliquamente" nelle tecniche autoreferenziali di Godel e che ritrovano una dimostrazione nel suo famoso teorema dell'incompletezza, quasi un'interpretazione della realtà che si rifà alla tradizionale teoria cinese dell'obliquità. In altri termini la razionalità occidentale moderna èp sempre debitrice a quella degli Antichi. Un futuro da ritorno al passato, come un sillogismo diabolico.
Casalino Pierluigi, 9.02.2015
Casalino Pierluigi, 9.02.2015