Nel 2017 i fondi di private debt hanno raccolto almeno 120 miliardi di dollari da parte degli investitori istituzionali (erano stati 100 miliardi nel biennio 2015-16). E stando a una ricerca di Sei e Preqin nei prossimi anni questo ammontare è destinato ad aumentare. C'è però un "ma". La ricerca, dal titolo "Private Debt: preparing for the unknown", anticipata da Private equity wire e di prossima pubblicazione, ha rilevato che per sfruttare le opportunità di questo momento finanziario ? in cui il private capital sta riuscendo ad attirare le risorse in fuga dal mercato dei capitali ? gli investitori stanno elaborando nuove strategie che implicano un uso maggiore della tecnologia da parte dei fondi.
Da prestiti diretti a settori di nicchia alla costruzione di portafogli personalizzati sulla base dei rischi fino all'utilizzo di data analytics che consentono maggiori efficienze operative e una migliore resilienza, per gli investitori la tecnologia sta diventando un elemento rilevante nel processo di allocazione delle risorse.
Quello della digitalizzazione del private capital è un tema ancora aperto. Il private debt, come il private equity, sono business ancora estremamente people oriented, in cui il fattore umano è decisivo e gli algoritmi giocano un ruolo ancora marginale.
La ricerca sembra però suggerire che gli investitori stiano già guardando al di là. Per esempio, la metà degli intervistati nella survey pensa che una sempre più avanzata analisi dei big data porterà alla creazione di veicoli di investimento estremamente personalizzati nei prossimi due anni, mentre il 57% pensa che i data analytics consentiranno a più tipi di investitori di partecipare al mercato del private debt.
Di contro, i manager dei fondi di private debt intervistati sono più scettici: per capire veramente un'azienda, quale essere "vivente" ricco di sfaccettature, occorre un approccio soggettivo. L'analisi dei dati può dunque essere utile per esaminare ad esempio gli aspetti finanziari di una società target ma non per valutare la sua vera natura.
Entrambe le posizioni hanno le loro argomentazioni. È vero che esistono molti interrogativi riguardo l'uso di dati nel private capital ma è altrettanto vero che sul mercato stanno comparendo piattaforme sempre più sofisticate che potrebbero adattarsi alle peculiarità di questo settore.
La questione, come detto, è ancora tutta da definire. Quel che è certo è che la tecnologia, con la sua potenza disruptive, sta bussando con forza alla porta di private debt e private equity. Qualcuno avrà la forza di aprirla?