Stefano Armellin e la radicale "inattualità" estetica * by L. Siniscalco

ARTE CONTEMPORANEA


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Un artista che nel 2013, dopo le avanguardie, il dadaismo, l’orinatoio di Duchamp e la merda d’artista di Manzoni, sceglie di realizzare un’opera d’arte sistematica, ampissima e finalizzata alla comunicazione di senso ed alla trasmissione di un messaggio dai forti connotati spirituali merita quanto meno attenzione. Questo artista è Stefano Armellin. Classe 1960, studi artistici e teologici, Armellin è figura quanto mai capace di indicare stimoli di riflessione in virtù della radicale “inattualità” della sua operazione culturale. É dal dialogo con l’artista che sorgono risposte ma ancor più domande sulla modernità a noi circostante. Evento non irrilevante se pensiamo con Heidegger che “il domandare è la pietà del pensiero”.

In che modo si è avvicinato all’arte ed ha poi scelto di fare di essa la sua professione?
Come spiega bene Francesco Bonami nel suo ultimo libro, “Mamma voglio fare l’artista!”, l’arte è una vocazione simile a quella religiosa, perciò è più esatto dire che l’artista “viene scelto dall’arte”, diventa uno strumento per fare arte. Fare arte è una Missione. Se la vocazione è autentica, si porta avanti l’Opera nonostante l’insorgere di qualsiasi difficoltà oggettiva, il fine è realizzare un Capolavoro e il Capolavoro non fa solo un esame dell’anima e della coscienza dell’umanità, ma propone una cura. É la cura. Perciò, come disse Gino De Dominicis, l’arte ha a che fare con il genio. Senza genio non si può produrre un Capolavoro.
Nel mio caso ho iniziato a disegnare da bambino: la maestra delle elementari mi indicò il Liceo Artistico; ho studiato fotografia realizzando documentari in montagna seguiti da lavori su vari argomenti che presentavo in conferenze pubbliche, fino al 14 settembre 1983, quando, con la determinazione “dell’incosciente”, affrontai la mia prima composizione estrema: “The Opera 1983/1985”, 900 pezzi indivisibili su carta, un risultato che oggi rimane il pezzo mancante dell’arte contemporanea del XX secolo. Ma si sa, fare spazio a questo risultato vuol dire ri-scrivere in parte la Storia dell’Arte ridimensionando la fama di alcuni protagonisti e di alcune correnti artistiche.


Può presentare ai nostri lettori la sua opera artistica fondamentale, il “Poema visivo del XXI secolo: IL VOLTO DEL MONDO E LA CROCE 1993/2013”?
Per chiarirmi le idee su come progredire, (sempre a mie spese) nel 1991 ho traversato a piedi, da solo, le Alpi, da sopra Nizza alle Tre Cime di Lavaredo; nel 1992 in estate sono andato a piedi ad Assisi per l’Appennino partendo dal Monte Beigua sopra Varazze e a novembre ho raggiunto Assisi in bicicletta, sempre partendo da Varazze, dove avevo lo studio; andata e ritorno.
Nel corso degli anni più realizzavo opere e più mi serviva tempo per studiare e capire meglio l’Opera. L’artista ha bisogno di tempo, si può riuscire solo se ci si dedica all’opera d’arte a tempo pieno.
Pensavo al Giubileo del 2000, nel 1997 sono andato a piedi dalla Porta Santa alla tomba di San Francesco in quattro giorni.
Tutte queste opere che producevo erano lunghe sequenze che rare volte esponevo al pubblico, per ragionare insieme sul nostro tempo. Non avevo curatori, galleristi, sponsor, proseguivo da solo come in montagna. Mi sposai alla fine del XX secolo e mi resi conto che la mia Opera era proiettata nel XXI secolo, perciò negli ultimi cinque anni ho fatto uno sforzo immenso di sintesi raccogliendo la produzione di vent’anni: senza alcuna gratificazione economica ho selezionato e completato le opere realizzate dal 1993 al 2013, creando così, (visibile su armellin.blogspot.com) il Poema visivo del XXI secolo. Un Capolavoro che mette la parola fine ad un ciclo dell’arte contemporanea iniziato con Duchamp, per entrare in un nuovo Rinascimento creativo. Infatti, nel mio Gruppo Facebook “Stati Uniti del Mondo”, fondato il 2 agosto del 2010, si incontrano energie creative da tutto il Pianeta, per portare chiunque all’interno di una nuova visione dello Stato del Mondo.... C

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