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Futurismo: un techno-saluto al grande F. Pohl nel suo infinito viaggio
siderale
LA SCIENZA DELLA FANTASCIENZA
Chi ha sognato un mondo diverso, sfogliando il classico di fantascienza «La porta dell’infinito» («Gateway»), ha perso il suo padre spirituale. Frederik Pohl si è spento in America, dove era nato 93 anni fa, al termine di una vita controcorrente e anticonformista, ma anche ricca di allori e amicizie illustri, prima fra tutte quella del grande Isaac Asimov. Un talento indiscusso, il suo, accompagnato però da un impegno politico progressista e fortemente polemico nei confronti del capitalismo americano. A sedici anni si iscrisse addirittura alla Lega dei giovani comunisti, un’organizzazione di supporto ai sindacati che intendeva opporsi al razzismo e al fascismo europei, ma la sua militanza non durò a lungo: un po' per la sua contrarietà al patto tra Stalin e Hitler del 1939, un po' perché le sue fantasie spaziali apparivano sospette ai marxisti ortodossi, si ritrovò rapidamente messo alla porta. In seguito, Pohl ha trasferito l’impegno politico all’interno del suo mondo letterario: in molti libri compare la satira contro un mondo governato dalle agenzie pubblicitarie, dagli eccessi del capitalismo e del consumismo: la speranza tuttavia appare di solito in fondo al tunnel, tanto che in uno dei romanzi, alla fine, le attrezzature militari più sofisticate si rivelano inutili contro i contadini armati di vecchi fucili. IL VECCHIO ROMANTICO - Un vecchio romantico, insomma, Frederik Pohl, sempre attento a lasciare i sentimenti e le emozioni al centro degli avvenimenti galattici più spericolati. Così accade ne «La porta dell’infinito» del 1977 pubblicato dalla Nord (avrebbe poi dato vita a un videogame molto popolare, «Gateway») quando i terrestri scoprono all’interno di un asteroide vuoto una flottiglia intera di navi spaziali abbandonate da una razza aliena. Impadronirsene e guidarle è impresa che si rivela mortale per molti: non per il protagonista Robinette Broadhead, tuttavia, che riesce a trarne utili economici fino a quando sulla sua strada appare un buco nero. È allora che, con un colpo di scena spaziale, riuscirà a salvarsi la vita: perdendo però quella di Klara, la donna amata, rimasta imprigionata nel tempo immobile e immutabile del buco nero. C’è qualcosa, in questo struggente ricordo dell’amore perduto, che lo accomuna allo Stanislaw Lem di «Solaris», e questo qualcosa a suo tempo ebbe il potere di avvincere moltissimi lettori in tutto il mondo. Sono gli stessi che, oggi, lo immaginano impegnato nel più lungo dei suoi viaggi spaziali, dalla destinazione ignota...
http://www.corriere.it/cultura/13_settembre_03/frederik_pohl_morto_fantascienza_120f382c-14cc-11e3-9c5e-91bdc7ac3639.shtml