Lo studio Cosmo è stato pubblicato sul Multiple Sclerosis Journal. Mille e ottocento persone analizzate, tra malati e no, con risultati letti da tre specialisti stranieri che non conoscevano assolutamente di chi erano le analisi. Trentacinque centri italiani e 26 specialisti coinvolti dopo un periodo di addestramento per non avere errori o difformità nell’esecuzione degli Eco color doppler. Un milione e mezzo di euro sborsati dalla Fisma, la fondazione dell’Associazione italiana sclerosi multipla (Aism). Finanziato dai pazienti, desiderosi di conoscere la verità sul legame tra Ccsvi (insufficienza venosa cerebrospinale cronica) e la sclerosi multipla. Insomma per verificare se esiste un fondamento all’ipotesi dell’angiologo dell’università di Ferrara Paolo Zamboni. Teoria avanzata nel 2008. «I dati dello studio Cosmo non lasciano spazio ad alcun tipo di obiezione o dubbio: l’associazione tra (Ccsvi) e sclerosi multipla non esiste, né all’inizio né nelle fasi progressive della malattia», è il commento dei neurologi Giancarlo Comi e Gianluigi Mancardi, ricercatori principali dello studio. Che invitano a «mettere la parola fine a una vicenda che ha avuto strascichi anche dolorosi per i pazienti».
REPLICA - Ma la parola fine in Italia è spesso un’illusione. Tant’è che i «zamboniani» già manifestano le loro perplessità. E subito intervengono: «Nessuno studio può autopromuoversi come l’unico e definitivo, in medicina. Nemmeno Cosmo». Con questa nota l’Associazione Ccsvi nella sclerosi multipla Onlus conferma il proprio sostegno a Zamboni. Aggiungendo: «Ora che è pubblicato avremo la possibilità di studiare meglio i suoi contenuti, annunciati da un anno, e ci esprimeremo con ancora maggiore chiarezza su di essi. Riteniamo tuttavia che i punti essenziali delle nostre critiche allo studio difficilmente potranno subire variazioni di rilievo».... C