KANT OVVERO LA SCUOLA DELLA COMPLESSITA'

Il mio primo incontro con Kant avvenne in liceo. L'insegnante di filosofia, il salesiano Don Paolo Natali, allora all'inizio di una straordinaria carriera, non soltanto didattica (direttore, tra l'altro, della Rettoria Salesiana in Medio Oriente), pose subito in luce la segreta radicalità e la profonda risolutezza del pensatore di Konisberg. Sempre insoddisfatto dei due dualismi teorici, attraverso i quali avrebbe creduto di poter, nella sua rivoluzione copernicana, risolvere i problemi della teoria della conoscenza e della filosofia morale, Kant, infatti, ricercò incessantemente il mezzo di gettare un ponte tra l'esperienza trascendentale della libertà e il regno delle leggi naturali. Don Natali ci dimostrò come Kant, a differenza dei suoi contemporanei, restasse a tal punto fedele alla Rivoluzione francese, da creare la teoria grandiosa del regno della storia, uscendo da quel sonno dogmatico, nel quale riteneva finisse anche il proprio pensiero. L'umanità, secondo Kant, progredisce verso lo stato di emancipazione. Il senso critico del vivere e della realtà porta dunque ad uno spirito di contestazione, pervaso da inquietudine intellettuale e radicalità teorica, che si troverà all'estremo nel sistema di Hegel. L'interrogare il dualismo tra leggi di natura e categorie dello spirito, tra l'inclinazione e il dovere, da parte del filosofo tedesco, promuove un'immagine del reale, che trascende la metafisica tradizionale, rifiutando di riconoscere l'azione oggettiva della ragione nell storia o nel cosmo. Ripeteva Don Natali, a conferma e a commento di tutto ciò, che Kant ci fa riflettere sui limiti del pensiero e del mondo, oltre che sull'impossibilità di inventare o creare una scienza dell'anima. La critica del giudizio, aldilà delle sue implicazioni estetiche ci prospetta, nella visione kantiana, l'autentica via della conoscenza. La filosofia di Kant costituisce una scuola della complessità, volta a non far apprendere la filosofia, ma a filosofare comunque. Le alte mura del pensiero di Kant, quindi, devono essere scalate. Dietro di esse ci imbattiamo nel grande quesito sul carattere incomprensibile della libertà, sulla stravaganza della  ragione, sulla natura stessa dell'uomo. Si comprende che in questa ascesa non ci si smarrirà e anzi si recupererà l'autonomia del pensiero dell'uomo. In un contesto post-metafisico, che supera tutti i dogmatismi ideologici, si perviene al cuore della libertà, grazie all'esercizio continuo della conoscenza. E la conoscenza, infatti, che al pari della colomba, secondo la nota concezione kantiana, mentre ha bisogno dell'aria per volare, deve tuttavia vincerne l'attrito che costituisce, per compiere compiutamente l'azione stessa del volo.
Casalino Pierluigi, 14.12.2014